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“The Asset”, la nuova ossessione del momento!
Netflix colpisce ancora con una miniserie europea che è molto più di una storia di spionaggio: è un’indagine psicologica sulla…
Netflix colpisce ancora con una miniserie europea che è molto più di una storia di spionaggio: è un’indagine psicologica sulla menzogna e sul costo dell’identità.
La serie danese, originariamente intitolata Legenden, si è imposta come uno dei fenomeni più sorprendenti dell’anno.
La trama e il fenomeno globale
A poche settimane dal suo debutto, “The Asset” ha già conquistato la vetta delle classifiche globali di Netflix, totalizzando infatti oltre 53,7 milioni di ore di visione. Questo successo non è casuale: il thriller, strutturato in sei episodi serrati, riesce a fondere la tensione del genere spionistico con un’inedita profondità emotiva, trasformando quindi un’avventura di undercover in un vero e proprio dramma personale.
Al centro della narrazione c’è Tea Lind (interpretata da Clara Dessau), una giovane recluta della polizia danese la cui carriera è a rischio dopo un grave errore. La sua ultima, disperata possibilità di riscatto arriva dal servizio segreto PET: dovrà infiltrarsi nel cerchio ristretto di un potente trafficante di droga, assumendo la complessa e sofisticata identità fittizia di Saea Linneman, una gioielliera.
L’elemento umano: la crisi d’identità
La vera forza di “The Asset” risiede nella sua capacità di umanizzare il thriller. La missione di Tea non è solo un esercizio di astuzia e raccolta dati; è un viaggio psicologico in cui la linea tra il ruolo recitato e la verità si fa progressivamente indistinguibile.
Per conquistare la fiducia del boss, Tea deve avvicinare la sua compagna, Ashley (Maria Cordsen). Ed è proprio qui che si innesca la crisi emotiva: man mano che il piano si sviluppa, l’infiltrazione si trasforma in una connessione ambigua.
La serie esplora con lucidità il momento critico in cui i sentimenti entrano in gioco, rendendo il confine tra l’adempimento del dovere e il tradimento dei propri principi… pericolosamente sfumato. Accolta con calore dalla stampa (con un 86% di approvazione della critica su Rotten Tomatoes) e lodata dal pubblico, la serie è stata definita “una delle migliori degli ultimi anni” per il suo ritmo serrato e le sue atmosfere.
Girata tra Copenaghen e i paesaggi freddi della Danimarca settentrionale, la produzione si distingue per una regia realistica e una fotografia che esalta l’estetica del Nordic Noir.

Ci sarà una seconda stagione?
Il finale, aperto e ambiguo, ha scatenato un’immediata richiesta di rinnovo da parte dei fan sui social, desiderosi di scoprire le conseguenze che le scelte fatte da Tea avranno sul suo futuro, divisa perennemente tra dovere e desiderio.
A cura di Alba Cosentino
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