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Bosco all’isola. Perchè?

Matteo Osso | 3 Maggio 2016

Isola dei Famosi

Ultimi giorni di vita per l’edizione 2016 dell’ Isola dei Famosi. Ieri sera è andata in onda la semifinale, che […]

Ultimi giorni di vita per l’edizione 2016 dell’ Isola dei Famosi. Ieri sera è andata in onda la semifinale, che con un lunghissimo e complicato intreccio di televoti ha sorprendentemente visto eliminare Marco Carta, su cui l’Italia intera avrebbe scommesso la tredicesima, e la risalita inattesa di Giacobbe Fragomeni, il gigante buono che zitto zitto e senza pettegolezzi da liceale in piena ormonale ha conquistato un pubblico che -non avevo dubbi- è molto più presente, critico e attento di quanto i giochini delle social gang potessero immaginare.
Il sospetto infatti che ci fosse da parte di una certa cricca di giovani marmotte la consapevolezza robusta e marmorea di poter manipolare ad arte le opinioni di chi vota da casa è -se non fondato- quanto meno legittimo. Lo stesso Alfonso Signorini, sempre attento a divincolarsi tra le tagliole delle varie opinioni, ne ha fatto menzione senza tante cerimonie, denunciando quanto la creazione di profili finti con identità inventate (in gergo, i “fake”) avessero caratterizzato la competizione.
Ma rimane una figura la cui presenza è comprensibile dal punto di vista cinicamente televisivo, risulta completamente incomprensibile dal punto di vista antropologico: Bosco. Piace, non piace… Come tutti.
Come tutti ha il diritto di dire la sua e di farlo nel modo che ritiene più opportuno. Tutto ciò premesso la domanda rimane: perchè?
E’ l’amico del cuore di Jonas, e questo rende lui intoccabile e il sottoscritto il prossimo bersaglio delle peggio infamie. Ma il quesito resta: perchè?
Perchè conciarsi come un baraccone, vestirsi con abitini da professoressa di geografia oppure con costume degni di Lady Gaga, perche prestarsi all’infintamente triste gioco della corsa al mezzo minuto di telecamere puntate?
Nulla di grave nè di illegittimo, intendiamoci. Se il signor Bosco ritiene un buon affare dare di sé quell’ immagine deve essere libero di farlo. E se la produzione ritiene opportuno dare fiato a quelle trombe, che squillino.
Certo sarebbe più onesto se anziche travestirsi da amico in apprensione per le sorti dell’antiproiettile Jonas si travestisse e basta, considerato il piacere che ne trae e la rispettabilissima scelta che questo rappresenterebbe. Forse potrebbe dimostrare di avere un talento istrionico e un’ambiguità che certamente avrebbe l’inebriante profumo dell’arte.
Al contrario, la prontezza ad esplodere al minimo cenno della conduttrice  come una miccia intrisa di benzina e l’attenzione maniacale nella ricerca della sensazione che traspaiono sempre più prepotenti di puntata in puntata hanno il mesto retrogusto della sindrome di Andy Warhol: il quarto d’ora di notorietà.
Si getta ginocchioni davanti a Mara Venier, fa la ruota con Alessia Marcuzzi, abbraccia la fidanzata dell’avversario quasi in punto di commozione, il tutto urlando come una vajassa in preda al delirio dell’estasi.
Divertente? Per qualcuno, forse. Interessante? Non particolarmente. Utile? A se stesso, ci auguriamo. Dignitoso? Ahimè, la risposta è nelle vostre orecchie.
Peccato. Leggendo alcune sue dichiarazioni si intuiscono un fondo di intelligenza e spontaneità, ma la sete di apparire sembra aver preso il sopravvento sulla capacità di comprendere che il successo non sempre corrisponde con la fama. E che indietro non si torna.