Nicki Minaj all’ONU: una denuncia pubblica a favore dei cristiani perseguitati in Nigeria
Un discorso inaspettato tra fede, Nigeria e un ringraziamento a Trump. Quando Nicki Minaj – icona del rap internazionale –…
Un discorso inaspettato tra fede, Nigeria e un ringraziamento a Trump.
Quando Nicki Minaj – icona del rap internazionale – ha preso la parola all’ONU, molti si sono chiesti cosa stesse guidando quella mossa. Poi tutto è diventato chiarissimo. Non si trattava di una performance, ma di una denuncia pubblica a favore dei cristiani perseguitati in Nigeria. Minaj ha scelto di usare la sua popolarità per puntare i riflettori su una crisi troppo spesso ignorata.
Nel suo intervento alla missione statunitense presso le Nazioni Unite, Nicki ha confessato di essere emozionata, quasi nervosa. Un’immagine potente per una star abituata ai grandi palchi, ma vulnerabile davanti a un uditorio internazionale. Eppure, sono proprio quelle tensioni a renderla una “testimone” e non una semplice celebrità, come ha detto Mike Waltz, ambasciatore degli Stati Uniti all’ONU. Si tratta di una figura che ha deciso di “rimboccarsi le maniche” per provare a salvare vite, non con la musica, ma con la voce.
Il silenzio non è un’opzione
Il tema che ha scelto è di quelli spinosi: la violenza contro i cristiani nel nord-est della Nigeria. Qui comunità intere sarebbero “targeted, driven from their homes and killed” – parole dure, che descrivono chiese in fiamme, famiglie spezzate, paura quotidiana. Minaj chiede un’azione urgente, esorta la comunità internazionale a mobilitarsi. Secondo lei, il silenzio non è più un’opzione. Quando una chiesa brucia, dice, “il cuore di tutti dovrebbe spezzarsi un po’”.
Libertà religiosa
È qui che emerge un altro elemento centrale del suo discorso: la libertà religiosa. Minaj sottolinea che non serve condividere le stesse credenze per rispettarsi reciprocamente: “Non dobbiamo avere gli stessi valori in cielo per poter rispettare la persona che ci sta accanto”. Per lei, la fede non è semplicemente un’esperienza privata, ma un canto universale: “La libertà religiosa significa che tutti possiamo cantare la nostra fede, indipendentemente da chi siamo o da dove viviamo.”
La rapper ha anche ringraziato Donald Trump, lodandolo “per aver dato priorità a questo tema” e per il suo “leadership sul palcoscenico globale” nel chiedere un intervento. Secondo Minaj, Trump ha alzato il livello del dibattito, invitando a difendere i cristiani, a combattere l’estremismo e a fermare violenze che non sono più accettabili. Un ringraziamento che non è passato inosservato, soprattutto in un contesto dove le critiche all’ex presidente sono tutt’altro che rare.
Una battaglia di coscienza, non di partito
Nonostante le accuse di schierarsi politicamente, Minaj ha cercato di smorzare le tensioni. Secondo lei, non si tratta di prendere parti, ma di unirsi contro l’ingiustizia. Ha definito la Nigeria “una bellissima nazione con una profonda tradizione di fede” e ha parlato ai suoi fan nigeriani – le sue “beautiful Barbs” – ricordando che lei li ama e che la sua battaglia è una battaglia di coscienza, non di partito.
Dietro le quinte, però, ci sono indiscrezioni che agitano il dibattito: pare che la sua partecipazione sia stata orchestrata anche grazie a consulenti di Trump, e che l’evento all’ONU sia stato costruito in sinergia con ambienti politici che vogliono sfruttare la sua fama per dare risonanza alle loro istanze. Alcuni osservatori sollevano dubbi: Minaj, nonostante tutto, non è nigeriana, non ha vissuto la situazione in prima persona, eppure si trova a rappresentare una tragedia complessa e controversa. E c’è chi teme che una posta in gioco così alta stia trasformando una voce pop in un megafono geopolitico.
Ma la cantante sembra non voler tornare indietro. Ha dichiarato che continuerà a usare il suo seguito social – milioni di follower su X e altre piattaforme – per fare pressione, per sensibilizzare, per ricordare che ogni vita conta. E ha avvertito: la fede, oggi, è sotto attacco “in troppi posti”. Non importa quanto sia grande il palco o il pubblico: per Nicki Minaj, difendere la dignità umana è una missione che va ben oltre la musica.
Con questo discorso all’ONU, Minaj ha dimostrato che le celebrità non sono solo intrattenitore ma possono diventare portavoce di cause globali. Ha trasformato la sua fama in responsabilità, e in un momento in cui il mondo osserva con sempre maggiore attenzione i conflitti religiosi, la sua voce – forse inaspettata, ma potente – ha generato un’eco significativa. Resta da vedere se quel grido verrà trasformato in azione concreta, ma per ora la barbie star ha chiarito una cosa: non ha paura di alzare il volume quando la posta è davvero alta.