Chi l’avrebbe mai detto: un settantenne in spiaggia, fresco e sexy come quando di anni ne aveva venti.
Sembra impossibile, eppure è la realtà. Si  tratta del bikini, il mitico costume da bagno che proprio in questo inizio d’estate 2016 compie 70 anni.
Presentato nel 1946 e ideato da un tecnico francese di nome Reard, il bikini non ha conosciuto un solo momento d’ombra in una carriera fatta praticamente solo di successi.
Pietra dello scandalo nell’america puritana degli anni ’50, in Europa ha visto un immediato successo (si sa, noi al di qua del mare siamo più sfacciati…), entrando nella storia con icone quali Brigitte Bardot, che per prima si fece immortalare con il due pezzi sulla spiaggia di Cannes, consacrando in via definitiva quello che sarebbe diventato il capo di abbigliamento più longevo e immutato della storia della moda.
C’era poco da allungare o accorciare, le dimensioni già ridotte del bikini della prima ora non consentono grandi variazioni sul tema: da culotte ai nostri occhi fin troppo casta alle versioni sgambatissime degli anni ’80, per poi conquistare la vita bassa e giungere fino ai giorni nostri con laccetti sui fianchi e variazioni del reggiseno che vanno dal balconcino alla fascia passando per l’intramontabile triangolo.
Chi tra le nostre mamme non l’ha mai avuto? Chi tra le nostre coetanee non ha mai voluto azzardare l’inosabile topless, facendo volare via il pezzo sopra?
Più del jeans, più della minigonna il bikini ha cambiato pelle, colore e materiale rimanendo sempre, magicamente uguale a se stesso. Nemmeno le blogger, profetiche interpreti di una moda intellettuale di cui si fanno mistiche portavoce, hanno saputo resistergli: è il modo più veloce, sicuro e facile per fare soldi vendendo il niente.
Happy BòRDEI, bikini canterebbe Valeria Marini, se solo le consentissero di uscire da una torta in spiaggia!