Il silenzio: una parola suggestiva

Il silenzio. Già quando la nomini, scandendo le sillabe, senti la diversità e nello stesso tempo la forza di questa parola. Il silenzio che avvolge i momenti della giornata… Il silenzio è il simbolo della notte, necessaria per ricaricarsi e riprendersi. Ma il silenzio ha molti aspetti e riflessioni, e dipende soprattutto da noi: quando vogliamo e decidiamo di viverlo.

Quante volte ci siamo presi una pausa di silenzio per riflettere e pensare, per trovare dentro di noi una soluzione, per affrontare una scelta? Il silenzio amico, e qui mi ritorna in mente una delle più belle canzoni italiane scritta dal grande Mogol, La voce del silenzio. Sì, perché il silenzio ci parla, quando decidiamo di isolarci, quando abbiamo quei momenti nei quali desideriamo stare soli il silenzio si trasforma, e passano nella nostra mente mille ricordi e visioni che diventano per noi, in quell’istante, i preziosi consigli di un amico:

“Volevo stare un po’ da solo
per pensare tu lo sai
e ho sentito nel silenzio
una voce dentro me
e tornan vive molte cose
che credevo morte ormai”
.

Il silenzio rappresenta così un grande momento di introspezione in cui andiamo prima di tutto a capire di più noi stessi, ma nello stesso tempo comprendere con maggiore profondità coloro che ci circondano e il mondo. È un grande momento di riflessione che tutti noi dovremmo abituarci a prendere.

Questo isolamento diventa quindi un elemento della nostra crescita interiore. Saperlo vivere e soprattutto scegliere di viverlo sicuramente ci fortifica.

Il silenzio nella religione

Declamato dai poeti, analizzato dai filosofi, il silenzio è un elemento comune di molte religioni, visto sia come momento di introspezione ma anche di isolamento dal mondo. Pensiamo solo alla figura dell’eremita: ancora adesso esistono persone che scelgono di allontanarsi dal mondo per cercare una dimensione che va oltre la vita terrena. E specialmente in una società così frenetica, così veloce, ritagliarsi dei momenti per noi stessi, in cui proviamo a capirci, diventa fondamentale.

Ma mi piace anche citare la famosa frase di Charlie Chaplin:

“Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare: forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca”.

Il silenzio può essere anche il modo per interrompere un rapporto, per eliminare qualcuno dalla nostra vita. “Con te ho chiuso, non ti parlo più”. E con questo mettiamo un blocco, un macigno tra noi e la persona che abbiamo davanti.

Spesso una scelta difficile, necessaria, ma con quel silenzio noi vogliamo proprio chiudere. Anche se molto spesso rappresenta una sofferenza interna.

Il silenzio diventa così una interruzione, un elemento per allontanare, per rompere la parola, che rappresenta il nostro modo di comunicare, di essere vicino, di trasmettere. E quella parola viene bloccata, per manifestare una nostra precisa volontà.

Il silenzio oggi: progresso e isolamento

Ma il silenzio, che dovrebbe essere una scelta all’interno del nostro vivere quotidiano, oggi rappresenta anche uno degli elementi negativi dei processi dello sviluppo tecnologico che abbiamo sinora registrato: l’incomunicabilità!

Adesso il progresso, che sicuramente ha portato vantaggi e miglioramenti, ha anche causato il fatto che in questa società stia perdendo di valore la forza del parlare, del comunicare, del confronto.

Mi hanno particolarmente colpito le parole di Paolo Crepet, il famoso psichiatra, che ha raccontato il caso di una ragazzina tredicenne che si è impiccata e che non ha lasciato nessun biglietto, nessuno scritto che giustificasse il suo gesto. Nulla, solo che aprendo il suo computer sono usciti 700/800 amici! Ma che amici sono, se con essi non hai un dialogo, non hai un rapporto, non riesci a ridere e condividere i tuoi momenti? Ma soprattutto che amici sono, se con loro non puoi aprirti, puoi parlare, puoi essere te stesso?

E come aggiunge sempre Crepet: “L’amicizia è quella che, quando stai male, arrivi anche alle tre di notte”. I veri amici “sono solo due o tre, quelli che ti hanno seguito tutta la vita, che sono venuti con te a qualche funerale, mezzo matrimonio: quelli sono gli amici”.

Allora, il silenzio gradatamente sta permeando le vite di molti. Non per scelta, non per volontà, ma perché siamo entrati in una fase in cui il progresso lentamente ci sta isolando.

Tacere, ascoltare, capirsi

Pensate – come ho già detto un’altra volta – la differenza tra un messaggio e una telefonata. Già il semplice tono della voce fa capire a chi ti conosce come effettivamente stai, e non puoi mascherarlo.

Adesso invece i ragazzi comunicano con messaggi fatti di parole in gergo e abbreviazioni. Ma che dialogo possono avere?! Si parla di amicizia, ma l’amico vero ti conosce, sa tutto di te. Quella dei ragazzi di oggi invece è per lo più un rapporto di conoscenza.

Vedi talvolta questi ragazzi seduti al tavolino di un bar, che invece di parlare, di ridere, di scherzare, armeggiano con il loro cellulare! Quante volte vi sarà capitato, in un ristorante, di avere al tavolo a fianco una coppia che invece di dialogare continuamente guarda il telefonino? O i genitori, che per far star buono il bambino glielo hanno dato in mano così non disturba?

Anche in ambito lavorativo tutto è diventato più complesso, più ripetitivo. Una volta ci si incontrava, o attraverso una telefonata si definivano i contenuti di un contratto, poi via alla sua stesura. Adesso centinaia di mail, prima di arrivare ad un dunque!

Allora, tutto questo per invitarvi a una riflessione che porti a riscoprire il silenzio come scelta e momento di crescita. Ma nello stesso tempo insegniamo e riprendiamo a parlare, coltiviamo i rapporti umani, scopriamo chi abbiamo a fianco!

E poi una cosa fondamentale e importantissima: impariamo ad ascoltare!

Molto spesso le persone si sentono sole perché non hanno nessuno che le ascolti veramente, nessuno con cui confrontarsi, al quale poter raccontare i propri problemi, i propri drammi o conflitti interiori… Tante volte alle persone non servono grandi parole o consigli, ma sapere che qualcuno ti ascolta ti dà già forza. E alcune volte succede che con il semplice raccontare già le cose diventino più semplici, e venga in mente come risolvere.

a cura di Alessandro Resente