Alla vigilia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e dopo lo scandalo per iltax credit concesso al film di Francis Kaufmann, detenuto a Rebibbia come presunto assassino della compagna e della figlia neonata trovate cadaveri a Villa Panphili a Roma.

Toni Servillo per il Cinema

Siamo alla vigilia della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, organizzata dalla Biennale di Venezia, si terrà al Lido dal 27 agosto al 6 settembre 2025. 

Due mesi fa è scoppiato lo scandalo per il finanziamento con il tax credit al film del regista (sedicente) Francis Kaufmann ora detenuto a Rebibbia come presunto assassino della compagna e della figlia neonata trovate cadaveri a Villa Panphili a Roma e, come si sa su questo finanziamento è stata aperta un’inchiesta dalla Procura a riguardo.

Dopo un mese da quello scandalo abbiamo appreso delle dimissioni di Nicola Borrelli, per 15 anni alla guida della potente direzione generale Cinema e audiovisivo al ministero della Cultura.

In questi giorni però giornalisti attenti, direi quasi investigativi, tornano a scrivere dei milioni elargiti dal Ministero della cultura per film pensano mai realizzati, e del blocco dei nuovi finanziamenti, che per alcuni sembrerebbe una scelta che potrebbe trasformarsi in un danno sia economico sia etico per chi invece il cinema lo fa seriamente, e parliamo della maggioranza, gente che lavorando duro nell’industria del cinema ci mantiene famiglie, paga tasse e mutui e manda i figli a scuola.

Tutto sembrava conclusosi al Ministero della cultura di Alessandro Giuli, dal 6 settembre 2024 ministro della cultura nel governo Meloni, con questa nota di luglio del suo ufficio stampa: “Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, prende atto delle dimissioni appena ricevute da parte del Direttore generale Cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli. Lo ringrazia e gli conferma la propria stima per il lavoro svolto fin qui”.

Borrelli si è dimesso, come spiegava l’attento giornalista Bruno Conti sul Corriere della sera dopo il clamoroso caso della concessione di un tax credit di circa 836 mila euro al produttore esecutivo italiano Marco Perotti di Coevolutions srl, pare socio di Francis Kaufmann, il sospettato del duplice assassinio di villa Pamphili, per il progetto del film Stelle della notte.

Agenzie come la AdnKronos aggiungevano: “La procura di Roma ha acquisito dal Mic i documenti relativi ai fondi pari a 863mila euro in forma di tax credit per la realizzazione del film ‘Stelle della Notte’, mai distribuito. Gli accertamenti sono rivolti a capire se il denaro sia stato solo deliberato o anche elargito”. C’è da rimanere basiti e aspettiamo i risultati dell’indagine. 

Eppure sempre sul Corriere nell’articolo di Conti si legge anche: “Dalle associazioni di settore (Anec, esercenti cinema; Acec, esercenti cattolici; Fice, cinema d’essai) arriva un attestato di stima a Borrelli per «la competenza e la visione lungimirante», mentre il presidente Anica-Industrie cinematografiche, Alessandro Usai, elogia «la competenza e la dedizione di Borrelli» e chiede «continuità, chiarezza e tempi certi per la successione»”.

Ma che cosa è il tax credit? Esperti di settore mi spiegano che il tax credit consente alle imprese di produzione di recuperare una percentuale significativa dei costi sostenuti sotto forma di credito d’imposta, utilizzabile per compensare le spese fiscali. 

Dopo lo scandalo Giuli durante il question time alla Camera, aveva annunciato più stringenti regole per la concessione del tax credit messe a punto proprio dalla direzione generale di Nicola Borrelliprima delle dimissioni il 26 giugno su richiesta del ministro. 

Infatti il dirigente aveva revocato 66 milioni di euro di crediti d’imposta ad altre produzioni, e per qualcuno quella scelta aveva provocato (ma è da provare) fallimenti, licenziamenti e cause legali per le tante produzioni che si erano viste togliere finanziamenti già stanziati. 

Insomma quella che per alcuni poteva sembrare una pulizia, per altri era un danno, e per i più sospettosi forse un diversivo utile a coprire altro. Ma che cosa? Film mai usciti? Possibile?

Luca Arnau, il noto giornalista, scrive su lacitymag.it che è proprio il caso di “Coevolutions Srl, la società di Marco Perotti… Tra il 2022 e il 2024, Perotti avrebbe incassato oltre 4,2 milioni di euro in fondi pubblici tra otto contributi selettivi e cinque tax credit… I fondi selettivi non sono bonus automatici: li assegna un comitato del Ministero della Cultura per premiare opere di “alto valore artistico”. Arnau scrive che “L’unico titolo completato dalla Coevolutions resta il documentario Regine di quadri, che però non rientra nei contributi selettivi”. La magistratura indaga sulla verità. Ma erano di “alto valore artistico” quei progetti e perché non li abbiamo visti?Nostra distrazione?

Sembra (sembra) tagliare la testa al toro quello che si legge su Notizie.it, il giornale online che vanta il bollino verde di NewsGuard che premia l’attendibilità dell’informazione diretto dall’autorevole Francesco Condoluci, che nella sua carriera è stato anche capo ufficio stampa della Presidenza del Senato, una carica che si dà solo a chi ha i numeri per farlo. 

Su Notizie.it di Condoluci si legge che secondo un esperto in diritto d’autore e cinematograficomembro del Consiglio Superiore del Cinema, quel produttore non risulterebbe i presupposti per accedere a fondi di quel livello. Questo quello che si legge, ma la parola finale spetta solo ai giudici.

Al di là della cronaca e dei fatti (come ripetuto più volte ci pensa la nostra magistratura e non siamo qui per giudicare nessuno) vi domanderete il perché di questo articolo, che è il riassunto di quelloche in queste settimane leggiamo e che coinvolge il nostro cinema, un’eccellenza italiana, alla vigilia della Mostra di Venezia.

Perché, al di là dell’accertamento da parte della magistratura e degli altri organi competenti delle eventuali responsabilità, condividiamo le preoccupazioni dell’attore e regista Toni Servillo, un gigante del nostro cinema, che qualche settimana fa aveva sottolineato: «Bisogna avere la responsabilità di non gettare l’acqua insieme al bambino e rischiare così di fare molti passi indietro rispetto ai tanti passi in avanti fatti dal cinema italiano sulla scena internazionale».

Speriamo solo che Servillo, persona per bene premiato con quattro David di Donatello e credo una dozzina di Nastri d’argento, sia davvero ascoltato.