Regista della sua favola Yves Saint Laurent. Una carriera, quella dello stilista, che conta 60 anni dalla creazione della sua maison, e così Parigi gli dedica una mostra (diffusa in diversi musei, fino al 15 maggio) esponendo le sue creazioni e le opere d’arte da cui ha tratto ispirazione grazie alla Fondazione Pierre Bergé – Yves Saint Laurent.

È una fortuna capire da subito quale sia la tua passione, poiché non sempre la stessa ne mostra evidenza. Ai favoriti dalla sorte, come Yves, accade di seguire morbosamente la madre e le sorelle nel disegnare loro i vestiti. E lui non si discosta da questo suo sentire. Anzi, poco più che adolescente, da Tunisi – città dove nasce – si trasferisce a Parigi per perseguirlo. E lì, non passa tempo prima di essere presentato a Christian Dior.

Sembra un romanzo, è una vita

Una fortuna sfacciata che lo bacia e gli permette di ispirare le basi della sua arte, che sicuramente sono tracciate accanto al Maestro. Al fianco di Dior è cresciuto e si è guadagnato consensi in tempi rapidissimi. Come se sentisse di non potersi permettere di sprecare quel tempo nel quale si era acquartierato con un inizio di carriera prorompente.

E infatti il tempo, che è prezioso ma anche maestro, gli dà ragione.

1957: Christian Dior muore improvvisamente. Yves non ha neanche vent’anni, eppure le indicazioni lasciate dal Maestro sono chiare nel designarlo suo successore a capo della Maison. Incarico che gli consente di buttarsi appieno a preparare la collezione successiva.

La collezione firmata “Yves per Dior” segna una spaccatura nella visione della donna. Dall’elegante punto vita ben segnato alla celebre figura a trapezio, Yves libera la figura femminile dalla costrizione.

Per Chanel è il suo erede concettuale

Si diceva: “Se Chanel ha dato la libertà alle donne, Yves ha dato loro il potere”. Creò scalpore presentare una silhoutte grintosa e irriverente per il conformismo dell’epoca.

Precursore, è stata sua l’intuizione di trasferire il guardaroba maschile in quello femminile.

La sua dirompente carica di vitalità abbinata a una divorante passione per l’arte gli ha fatto fare omaggi estrosi ai maestri della pittura del 900: da Picasso a Andy Warhol, a Matisse, a Van Gogh.

All’apice del successo, nel 1960, fu costretto ad arruolarsi nell’esercito francese – causa la Guerra d’indipendenza Algerina. Ma dopo poche settimane fu riformato. Lo stress fu tale da provocargli importanti disturbi mentali, appesantiti dalla notizia di essere stato licenziato da Dior a causa della sua assenza.

La notizia lo fece precipitare in una condizione di fragilità psicologica che lo segnò per tutta la vita. Si rivalse su Dior citando la Maison per non aver rispettato i termini contrattuali, vincendo la causa.

Il dolore restava ma il senso di giustizia lo aveva riscattato e con una svolta decisiva.

La Maison arriva con Pierre Bergé

Apre infatti l’omonima casa di moda a fianco della persona che più di tutte gli cambiò la vita, il compagno e socio, nonché direttore della Maison Yves Saint Laurent, Pierre Bergé.

Yves prosegue applicandosi a inseguire uno dei suoi credo: “Un bel vestito è il passaporto della felicità”. Affermazione che rispecchia quella che è stata l’idea di creatività di Saint Laurent. Non solo dal punto di vista della moda, creando forme che liberassero il corpo e dando maggior agilità ai movimenti, ma anche da un punto di vista sociale.

La donna poteva sentirsi sicura di sé e al pari dell’uomo. Ogni donna, non solo chi poteva permettersi l’haute couture.

Nasce il prêt-à-porter

E anche una sorta di parità di genere con lo smoking – ispirato a Marlene Dietrich – e poi quello che sarà definito il nude look. Sicuramente scandaloso per l’epoca, ma diventato riferimento nella contemporaneità.

Come scandaloso è stato lo scatto che lo ritrae nudo per la campagna pubblicitaria del suo profumo Homme.

Affascinante saper osare senza mai cadere nella volgarità.

L’influenza di Saint Laurent è stata così determinante che nel 1983 il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art gli dedica una retrospettiva: è il primo stilista vivente a essere celebrato.

Dopo una lunga carriera il designer ha annunciato il suo ritiro in una conferenza stampa, il 7 gennaio 2002. Nonostante la sua scomparsa nel 2008, la sua eredità nella moda continua e il suo lavoro è archiviato con cura al Musée Yves Saint Laurent di Parigi.

a cura di Elena D’Ambrogio