È davvero difficile accettare i segni della vecchiaia, che talvolta si presentano con gran precocità. I tessuti del volto che cadono, l’ovale che perde il suo contorno, il sopracciglio che da semiluna diventa pianura padana. Ecco che si comincia a pensare a quello che potrebbe essere un intervento risolutivo, le classiche pinzette da mettere dietro le orecchie o l’acconciatura che viene sempre più esasperatamente tirata dietro le orecchie, per simulare una improbabile risalita del filo o – ma quanta paura – il lifting del volto!

Da qualche anno a questa parte, tuttavia, sono giunti a noi dalla Corea, paese non tanto famoso per le tecniche di medicina estetica ma per la tecnologia famosissimo, i cosiddetti fili – che per brevità o consuetudine sono chiamati solo fili, ma che in realtà hanno delle chiare differenziazioni.

I fili da biostimolazione

È ben noto che, con il passar del tempo, le sostanze nutritive fondamentali vengono meno e la pelle comincia a presentare fissurazioni, macchie, minuscole rughe difficilissime da trattare con altri metodi. Insomma, la pelle ci dice di aver sete e voglia di qualcosa che possa ricostituire i suoi componenti fondamentali.

Abbiamo già parlato di redensificazione, tecnica principale, ma i fili da biostimolazione hanno una loro ragion d’essere. Si inseriscono con dei minuscoli aghi, e sono anzi contenuti all’interno degli aghi. Si rimuovono gli aghi e voilà, il filo resta dentro, pronto a fornire, per un periodo di sei mesi, le sostanze di cui la pelle ha necessità.

Nessuna anestesia, nessun dolore. Al massimo, qualche minuscolo ematoma, e la necessità però di inserire almeno 10-20 fili per lato.

Si vedono? Proprio no, sono inseriti sottopelle, ma in uno strato dove sono ben coperti.

Fili di trazione

Qui il discorso è un po’ più complicato. Innanzitutto, chi li inserisce? Gli aghi, generalmente smussi (quindi senza punta), sono un po’ più grandicelli, perciò richiedono una manualità chirurgica che non tutti i medici hanno. È insomma un lavoro per medici esperti, che abbiano avuto un training.

Poi abbiamo detto che si tratta di fili un po’ più robusti: devono tirare verso l’alto e verso dietro un po’ più di tessuto, anzi il più possibile. Occorre dunque un piccolo puntino di anestesia, dove si inserirà l’ago che li contiene.

Poi, al contrario dei fili di biostimolazione, i fili di trazione hanno – lungo il loro asse – delle asperità, alucce o piccoli coni, in modo che una volta inseriti non tendano a cadere di nuovo verso il basso ma continuino a trazionare verso l’alto i tessuti, ovvero a fornire l’effetto lifting desiderato, che sarà davvero visibile.

Esistono fili che hanno addirittura quattro diverse alucce lungo il filo, e sono certamente da preferire per la loro azione.

Problemi? No, i soliti piccoli microematomi qualche volta e la durata di sei mesi, ma si possono ripetere infinite volte. E per di più, a seconda di dove li inseriamo, possono essere corti, lunghi e più o meno spessi, fili per tutte le stagioni!

E dove li possiamo mettere? Ovunque ci sia una caduta, anche se l’effetto migliore si ottiene a livello del volto, ove l’effetto lifting è davvero visibile. Però cosce, braccia, doppio mento, naso, sopracciglia… Insomma la Bellezza è appesa a un filo. Chi lo avrebbe mai detto!

a cura di Giuseppe Sito