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Cara senatore Stefania Pezzopane, ecco quello che penso del suo fidanzato Simone Coccia Colaiuta

Roberto Alessi | 29 Agosto 2016

Terremoto

Dopo il terremoto, ho scritto una sorta di lettera aperta a Simone Coccia Colaiuta, il fidanzato della senatrice Stefania Pezzopane, […]

Dopo il terremoto, ho scritto una sorta di lettera aperta a Simone Coccia Colaiuta, il fidanzato della senatrice Stefania Pezzopane, che è de L’Aquila.

Simone aveva postato (poi tolta) una sua foto su Facebook davanti alle macerie con l’espressione stupita in primo piano, insomma un selfie. Le critiche sono state pesanti, io ho lasciato il dubbio, poteva anche non essere solo narcisismo, forse Simone era andato a dare una mano e già che c’era s’era scattato quella foto. Poi sono seguite altre foto (già pubblicate) che qualcuno ha scattato nelle zone del sisma con Simone in primo piano mentre porta una lettiga, smuove un mattone, aiuta i volontari. Sempre Simone ha ritagliato una scena di un telegiornale che lo vede in movimento con una barella dimostrando anche una certa abilità di montatore.

Quindi mi è arrivata una mail dalla senatrice Stefania Pezzopane: “Carissimo direttore, ho letto ora la sua lettera aperta a me e Simone. Noi siamo pronti a raccontare la verità. E sul web finalmente girano video e foto di quello che Simone è andato a fare lì. Magari se si pubblicassero anche quelle… Grazie comunque dell’attenzione. Stefania Pezzopane”.

Cara signora Pezzopane, mai avuto problemi nel tornare su una notizia per completarla per “quello che Simone è andato a fare lì”. Il suo fidanzato mi sembra che sia rimasto tra i terremotati oltre il tempo di un selfie e mi fa piacere, visto che lei mi è pure simpatica, e quindi saperla con un uomo meno narcisista e più generoso non può essere che una buona notizia per me, ma gli consigli di evitare certi esibizionismi: non mi sembra che siano stati in molti a immortalarsi tra le rovine. Mi ha colpito la risposta di un vigile del fuoco a una mia collega che gli chiedeva: «Ci lasci lavorare per favore».

Una cosa invidio al suo Simone: aver potuto vedere dal vivo gli uomini e le donne, perfino i cani, tutte persone, ripeto persone, meravigliose, che hanno realizzato in poche ore (distruggendosi le mani, respirando polvere e gas, senza mangiare, senza dormire) un’opera straordinaria, grandiosa, salvare più di 240 persone dalle macerie

Di fronte a persone di quello spessore tutti noi scompariamo, sono giganti, ed io, in confronto, sono meno di niente. In ogni caso ringrazi da parte mia il suo Simone, quello che ha fatto per i terremotati, poco o tanto che sia, è comunque importantissimo. Suo Roberto Alessi

 

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