Sono diventate un’industria, sono le regine del cellulare alla mano, quelle che non solo pubblicano ogni singolo minuto delle proprie esistenze, ma le costruiscono e si costruiscono in funzione dell’immagine che di sé potranno dare attraverso i social.
Ma poi, amiche mie, davanti ad uno specchio bisognerà pur passarci, almeno per sbaglio. E qui casca l’asino. Anzi la Kardashian.
E’ il turno della bionda Khloe, anche lei arruolata nella familiarissima armata dei selfie, che dispensa a piene mani come fossero pasti gratis alla mensa dei poveri.
Ma c’è chi sta costantemente in agguato, in attesa di intercettare un accenno di scatto non ritoccato e con una punta di legittima perversione si diverte a confrontare il prima e il dopo.
E’ un po’ come la vecchia pubblicità del detersivo, in cui quello di marca sembra in grado non solo di lavare la biancheria, ma di restituire la verginità a chi la indossa, mentre la concorrenza restituisce delle tristi mutande color fumo di Londra.
Ancora una vola il guizzo di genio passa dalle maglie di Instagram, ed in particolare dall’account Siete.Finti.
Sono specializzati nel cogliere in fallo le celebrity che mangiano pane e photoshop, troppo spesso dimenticandosi del pane. E se spesso le meticolose rilevazioni di movimenti ondulatori che dagli sfondi dichiarano l’avvenuto ritocco si devono accontentare di peccatucci veniali come l’occultamento di coscia suina, la detenzione e lo spaccio di ginocchio smerigliato, o il porto abusivo di guancia di ceramica, con la Kardashian la rivelazione ha dell’inquietante: ciò che nelle foto ufficiali appare compatto, levigato, sodo e turgido sembrerebbe, foto alla mano, essere in realtà un sudaticcio mosaico di pori dilatati su autoabbronzante color senape. Ma potrei sbagliare gli ingredienti, eh…