Con Giorgio Forattini se ne va una delle menti più brillanti del giornalismo italiano

Con Giorgio Forattini se ne va una delle menti più brillanti del giornalismo italiano. È stato forse il più importante vignettista satirico della storia dei giornali in Italia.
Una sua vignetta era talmente incisiva che valeva come un editoriale di due pagine.
E pensare che è stato consulente per una casa di edizioni musicali, operaio, rappresentante di prodotti petroliferi (il padre era un dirigente dell’Agip) e di elettrodomestici e un giorno (“avevo già più di quarant’anni“, mi diceva) decise di lasciare tutto e seguire la sua passione per il disegno.
E per una volta la passione è stata premiata, col successo, con gli applausi da parte di tutti compresi i nemici. I politici con lui avevano un doppio sentimento: lo odiavano se venivano presi in giro, ma era molto peggio se non li prendeva in giro perché voleva dire che non erano politici di primo piano.
Era un uomo molto bello, molto simpatico e non se la tirava per niente, in una Milano dove tutti se la tiravano da pazzi.

L’uomo oltre l’artista: l’amore per Ilaria

Ed era un uomo anche molto innamorato della moglie Ilaria, bellissima. Si erano ritrovati quando ormai avevano già vissuto buona parte della vita. Ricordo che quando l’incrociavo ridevano come pazzi, lei lo adorava, lui la adorava.
Mi ricordo anche che abitavano in una casa molto particolare, una casa che non era certo un palazzo di lusso. Mi sembra di ricordare che fosse a Porta Venezia, la porta di Milano che per prima in Italia ha visto un mix di razze e di colori che mai in Italia si era vista prima.
Con gli anni, è morto che ne aveva più di 90, non ha perso minimamente la sua sagacia, la sua creatività, la sua forza dirompente. Perché la classe, e lui ne aveva da vendere, non invecchia: è come l’antiquariato, anno dopo anno, acquista valore e lui ne aveva tanto.

A cura del direttore Roberto Alessi

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