Pazienti oncologici e patente: dibattito alla Camera
L’assenza di linee guida nazionali sul rinnovo della patente per chi ha avuto un tumore crea disparità e penalizza i…
L’assenza di linee guida nazionali sul rinnovo della patente per chi ha avuto un tumore crea disparità e penalizza i cittadini: l’allarme arriva da Montecitorio
Affrontare la questione della patente e malattia oncologica: questo il tema centrale del confronto promosso dalla SIMCe (Società Italiana di Medicina Certificativa) oggi presso la Camera dei Deputati. L’incontro, tenutosi a Roma nella Sala Stampa di Palazzo Montecitorio, ha anticipato i temi del VII Congresso Nazionale SIMCe, focalizzato sulla “Valutazione dell’idoneità alla guida. Disabilità, invalidità e patologie oncologiche tra sicurezza e inclusione”. L’evento ha messo in luce una grave lacuna normativa che penalizza i pazienti oncologici guariti, con istituzioni, medici e associazioni che chiedono una riforma nazionale per assicurare sicurezza e inclusione.
Una legge assente e il caos delle commissioni locali
Attualmente, l’Italia non possiede linee guida nazionali per regolare la valutazione dell’idoneità alla guida di chi ha superato un tumore o è in trattamento. Le Commissioni Mediche Locali hanno la piena discrezionalità decisionale e applicano criteri spesso disomogenei. Questa situazione crea disparità territoriali: un paziente in remissione, pienamente capace di guidare, potrebbe ricevere un diniego al rinnovo in una provincia, mentre in un’altra lo otterrebbe. Come molti relatori hanno sottolineato, questa disparità lede il principio di uguaglianza e genera profondi disagi personali e lavorativi. Persone che hanno già affrontato anni di cure si vedono costrette a giustificare ancora la loro idoneità, affrontando nuova burocrazia e costi aggiuntivi, nonostante la medicina abbia già certificato la loro autonomia.
Il diritto alla mobilità come fattore di inclusione
Il dibattito alla Camera ha ribadito come il diritto alla mobilità sia cruciale per la qualità della vita e la dignità. Negare la patente senza criteri scientifici solidi colpisce la libertà di movimento e l’inclusione sociale dei cittadini oncologici. Il Presidente SIMCe, Giorgio Ruggeri, ha affermato: “la medicina moderna consente oggi a migliaia di pazienti di tornare a una vita piena e attiva. È inaccettabile che la legge resti ferma a logiche di esclusione e sospetto. Serve una riforma urgente che armonizzi criteri e competenze.” All’incontro hanno partecipato figure chiave come l’On. Fabio Rampelli (Vice Presidente della Camera), l’On. Enzo Amich (Commissione Trasporti), l’Ing. Gaetano Servedio (Motorizzazione Civile), Francesco Osquino (UNASCA), Lucia Vecere (ACI Mobilità e Sicurezza) e Vincenzo Farabella (Presidente FISH).
Verso una riforma concreta per sicurezza e diritti
I relatori hanno concordato sulla necessità di un quadro normativo certo, basato su parametri clinici moderni. L’On. Rampelli ha specificato che “la sicurezza stradale e la tutela della salute non siano obiettivi in contrasto, ma valori che devono convivere”. La SIMCe si è impegnata a presentare al prossimo Congresso nazionale una bozza di linee guida condivise per superare la discrezionalità attuale, puntando a un sistema trasparente e digitalizzato. L’incontro odierno (svoltosi in Via della Missione 4, Roma) è un segnale forte: la politica, i tecnici e le associazioni intendono costruire una normativa equa. Come emerso in chiusura: “la patente non è solo un documento, ma uno strumento di libertà. Restituirla a chi ha vinto la malattia significa riconoscere pienamente il suo diritto di tornare alla vita.”
A cura della redazione