Il 2 maggio ha compiuto 86 anni, li ha festeggiati a casa, senza clamore, con la sua Mirella Parachini, ginecologa, compagna di tante battaglie per i diritti civili e soprattutto da 42 anni «donna della sua vita». Così definiva Mirella, Marco Pannella, il politico che pur restando sempre in minoranza è riuscito a cambiare davvero l’Italia e gli italiani.

Pannella è morto intorno alle 14 del 19 maggio nella clinica romana di Nostra Signora della Mercede. Qui era stato ricoverato pochi giorni prima della fine, dopo aver sofferto e lottato contro quei due tumori (al polmone e al fegato) che da tempo lo consumavano. Pannella ne parlava di questi mali senza remore, perché per tutta la vita lui ha fatto così: quando i più nascondevano, lui mostrava, quando i più avevano paura o si vergognavano, lui alzava la voce in difesa di chi veniva zittito dalla massa. È anche così, con lo stile progressista del partito Radicale, che ha contribuito a fondare nel 1955 (anno della Fiat 600, quando la Tv si era accesa in Italia da appena un annetto), che è riuscito a portare nella patria del Vaticano, il divorzio e l’aborto. È anche con questo stile che Panella ha sempre continuato a combattere per la difesa dei diritti civili, contro la pena di morte, contro il nucleare. È sempre con questo stile provocatorio che a fine anni ’80 ha portato in Parlamento Ilona Staller, in arte Cicciolina, una sexy diva a seni nudi tra una massa di uomini incravattati. E ha candidato tra i Radicali Enzo Tortora (che è diventato prima deputato, poi europarlamentare) che nel 1983 era stato arrestato e detenuto con l’accusa, poi rivelatasi infondata, di associazione a delinquere di stampo camorristico.

Pare che di recente abbia pure gioito per l’approvazione delle Unioni Civili (la famosa legge Cirinnà che ha spaccato il Paese). Il commento però lui non l’ha rilasciato, non stava bene. Al posto suo ha parlato l’amica di una vita, Emma Bonino: «Bene, ora andiamo avanti pensando a eutanasia, cannabis, cittadinanza e asilo».

Sempre combattivo, fino alla fine, Pannella. Di prendere le medicine non aveva tanta voglia, tant’è che anche il suo medico, Claudio Santini, si era in un certo senso rassegnato al suo non rispetto delle regole. Inutile imporre qualcosa a Pannella, il “leone di Abruzzo” ha sempre fatto di testa sua. Amava fumare e fino alla fine ha fumato. «Toscanelli alla grappa», ha spiegato lui una volta, «ne fumo 60 al giorno. Ho cominciato quando Bruxelles ha messo il divieto alle Celtic, le mie sigarette preferite». Di Celtic ne fumava 100 al giorno, di toscanelli “solo” 60, fino (quasi) alla fine.

Tutti lo hanno salutato: politici, istituzioni, fedelissimi e gente comune, che a lui deve un cambio radicale della società. Tra i tanti commenti riportiamo quello dell’amica, Emma Bonino: «Marco Pannella è stato molto amato, ma poco riconosciuto nei suoi meriti in questo Paese che tanto gli deve. Mancherà a tutti penso, perfino ai suoi avversari».