D'Ambrogio Novella 2000 n. 37 2023

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Alla ricerca di… bellissimi e curatissimi con Elena D’Ambrogio

Redazione | 30 Agosto 2023

La vanità oggi è maschio, e Elena D’Ambrogio ce ne fa qualche esempio prima di mettere in guardia dai pericoli del narcisismo

È uno dei sette peccati capitali. In latino il termine vanitas significa vano, inutile. Allora viene spontaneo chiedersi: la persona vanitosa si classifica quale inutile e peccatrice, o una peccatrice inutile? Un’analisi semplice, senza particolari pretese, credo che rimetta tutto a posto senza demonizzazioni superflue. Intanto la vanità ha anche mutuato genere, perché il maschio oltre a essere latino, macho, è anche vanitoso, surclassando un ambito che sembrava di stretta pertinenza del gentil sesso.

Vanità: il tuo nome è maschio

Adesso è l’uomo ad aver acquisito una particolare attenzione per il suo aspetto fisico. Per apparire sempre più curato, a volte rasentando l’eccesso e il superfluo.

Gli uomini si depilano, fanno la manicure, utilizzano una vasta gamma di creme e lozioni, vanno dall’estetista a fare trattamenti, dal barber shop e anche dal chirurgo estetico. Tutte voci entrate ormai di diritto nel loro bilancio personale.

In realtà la vanità maschile è sempre esistita: Narciso ne sapeva qualcosa.

Tra i sex symbol più amati troviamo Alessandro Gassmann, che ha posato per un noto calendario mettendo in mostra il suo fisico tonico e allenato. Il blogger Mariano Di Vaio è addirittura inserito nella classifica mondiale dei cento uomini più belli al mondo. Chi precede tutti in fatto di fascino è sicuramente il calciatore David Beckham, e poi Zlatan Ibrahimovic.

Ma chi ha fatto un vero culto di sé è il fenomeno CR7, ovvero Cristiano Ronaldo.

Alimentazione. Allenamenti. Tutto, nella vita di Cristiano Ronaldo, deve essere regolato affinché il suo fisico, le sue ambizioni e le aspettative siano in perfetto equilibrio.

Dietro la dieta e il regime di vita della stella portoghese c’è qualcosa che rasenta la perfezione maniacale. Ore di sonno, lavoro sodo in campo e in palestra, alimentazione sana e bere solo acqua, tolta qualche eccezione. E poi prendere una buona razione di sole ogni giorno.

Il perfezionismo estetico non dovrebbe essere una lotta, ma una competizione che spinge al miglioramento. È la conoscenza dei limiti che qualche volta difetta.

I casi di Mengoni e Rocca

Con una tipologia di ossessività diversa, anche il cantante Marco Mengoni ha fatto del suo aspetto fisico un grande perno di vita. Per Mengoni, la motivazione parte da un problema più remoto di obesità adolescenziale, dal quale è stato ovviamente condizionato. A cui si somma un altro disturbo: il dismorfismo, che fa percepire difetti fisici irreali.

Un bel fardello, per il bravissimo cantante. Fardello che però il cantante, grazie a un’alimentazione sana e controllata e una regolare attività fisica, ha poi superato dando una svolta alla sua vita.

A volte diventa difficile anche accettare di essere belli! Lo sa bene Gilles Rocca, vincitore del programma Ballando con le Stelle – poi approdato a Tale e Quale Show – che emana vanità con i suoi addominali ben scolpiti e un sorriso disarmante.

Direttamente dal programma Amici, da cui tutto ebbe inizio, Giuseppe Giofrè, a furor di popolo è diventato uno dei personaggi più sexy del mondo dello spettacolo. Fisico perfetto, viso da bravo ragazzo, il ballerino posta regolarmente sui social le sue performance in sala prove, o anche momenti personali dove non manca di farsi ammirare a torso nudo per mettere in mostra la notevole fisicità.

Anche lui ha ceduto alla smania dell’ego uber alles da abbinare alle capacità professionali?

Sempre in alta classifica non deludono Fabrizio Corona e il suo maniacale edonismo. Pur occupandosi di vite altrui, Corona tiene sempre in pista anche la sua.

Edonismo puro anche per Damiano dei Maneskin, che si mostra in tutto il suo splendore adamitico senza dar troppo peso alla fisicità scultorea. La sua vivacità sperticata sembra non necessiti di null’altro se non dei numerosi tatuaggi.

Quando la vanità diventa narcisismo

Insomma, la vanità più che un peccato sembra un’epidemia, perché raccoglie una categoria a percentuale risonante. Sono persone che puntano sul loro aspetto fisico, spendendo per il loro corpo cifre che alla loro anima probabilmente non devolverebbero mai.

La necessità di essere ammirati è preponderante su tutto, e in effetti, in genere, ottengono le attenzioni desiderate. Fin qui non credo ci sia nulla di male. Ma quando alla vanità si accompagna il narcisismo, ossia un morboso amore per la propria immagine, quindi un’ossessione tale da apparire quale fede primaria, allora il rischio è di una chiusura intorno a se stessi.

L’illusione di essere felici, perché ammirati e amati per il proprio aspetto, può inghiottire come l’acqua fece con Narciso e non restituirci più alla realtà. Naturalmente non è un comportamento consapevole, questo va detto. Piuttosto, è una dinamica che prende vita in modo indipendente dalla volontà della persona: risponde più a una propensione di apparire sempre e instancabilmente al meglio di sé, ove il meglio di sé però è sempre da migliorare. Pare non basti mai.

Lusingati dal mondo perché sedotti da se stessi, ecco come la vanità attrae inesorabilmente con una falsificazione dell’amor proprio, e anche il maschio non ne ha avuto scampo, a colpi di specchi e di selfie.

a cura di Elena D’Ambrogio