Gualdi Novella 2000 n. 46 2020

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Belle da Vicino di Alessandro Gualdi: non trascuriamo le tempie

Redazione | 5 Novembre 2020

Tra le parti del corpo a cui prestare attenzione nel corso del tempo, anche le tempie. Il dottor Alessandro Gualdi […]

Tra le parti del corpo a cui prestare attenzione nel corso del tempo, anche le tempie. Il dottor Alessandro Gualdi ci spiega cosa può accadere e come rimediare.

Guardando il volto di chiunque incontriamo, tutti notiamo subito la bellezza di un occhio profondo e penetrante, di un naso gentile, di una bocca carnosa, di una pelle senza rughe né macchie. Sono caratteristiche che tradizionalmente (per cultura o istinto primordiale qui interessa poco) associamo a un bel viso. E in effetti se qualcuno di questi elementi stona dall’armonia d’insieme, è praticamente impossibile non notarlo.

Ci possono essere persone sexy e interessanti anche con il naso aquilino o il mento sfuggente, ma la bellezza sta altrove. Esistono anche altri dettagli, meno evidenti, che possono fare la differenza, e far risaltare la bellezza.

Per esempio, qualcuno si è mai soffermato a considerare l’importanza delle tempie? Di certo “che belle tempie che hai” non rientra nel manuale dei complimenti più comuni. Eppure potrebbe.

Anima vivace, aspetto triste

Uno dei segni dell’invecchiamento di un volto è la sua scheletrizzazione. È esperienza comune che nelle persone anziane, l’ovale del viso vada via via modificandosi, il tessuto muscolare perde vigore, la pelle diventa più sottile e meno elastica e si allunga verso il basso creando quel tipico aspetto “stanco dentro”, che però non rispecchia necessariamente l’animo che sta dietro quella faccia.

Ci si accorge subito del mento e delle guance che scendono, si sta meno attenti alle tempie che si svuotano, si scavano e “trascinano” la coda delle sopracciglia verso il basso. La tipica espressione della tristezza. La soluzione c’è, ed è molto semplice e veloce.

Sopracciglia che scendono

Dal punto di vista anatomico, il problema è dato dal fatto che il muscolo temporale, quello che percorre la testa verticalmente e controlla il movimento della mandibola, con il passare degli anni inevitabilmente perde vigore (come tutto il resto del corpo, occorre accettarlo) e si riduce anche lo strato di grasso sovrastante (in questo caso, il dimagrimento non è una buona notizia).

La tempia si svuota di conseguenza, e la pelle sempre meno elastica scende verso il basso tirandosi dietro la coda delle sopracciglia.

Come gonfiare un palloncino

Una soluzione piuttosto diffusa è quella di intervenire con il botulino, che inibisce chimicamente l’azione dei muscoli che tirano verso il basso. Nel mio studio applichiamo invece un diverso metodo che utilizza semplice filler, un protocollo che ho anche recentemente presentato ad Agorà, il Congresso di medicina estetica appena concluso a Milano.

Studiando l’anatomia del volto, ho individuato un punto in cui è possibile iniettare filler in profondità per ridare immediatamente volume alla tempia e ripristinare l’ovale naturale del volto.

Sapendo dove agire, è come gonfiare un palloncino vuoto. Bastano pochi minuti, è uno di quegli interventi che si possono fare in pausa pranzo, tra una call e l’altra (una volta avremmo detto riunione, ma ora, in tempo di Covid, gli incontri sono eventi rari…).

I dettagli fanno la differenza

Non c’è un’età in cui intervenire. Certo, con il tempo diventa sempre più evidente il “buco” nelle tempie. Ma recentemente mi è capitata una paziente poco più che trentenne, così come possono capitare ultra-cinquantenni con visi ancora in perfetta forma. Ogni caso è a sé.

L’effetto, come dicevo, è immediato e sorprendente. Se per ora sono ancora pochi i clienti che arrivano per chiedere specificamente questo trattamento, quasi tutti poi tornano per rifarlo quando si riassorbe il filler, in genere dopo circa un anno. Perché i dettagli fanno la differenza, e una volta che li si nota, non si può più fare finta di non vederli.