Cinema 2000 Carol Alt n. 19 2020 Un figlio chiamato Erasmus

Spettacolo

Carol Alt: l’attrice torna ‘in streaming’ con Un Figlio Chiamato Erasmus

Redazione | 29 Aprile 2020

L’attrice di I miei primi quarant’anni Carol Alt tra i protagonisti di Un Figlio Chiamato Erasmus, in uscita su tutte […]

L’attrice di I miei primi quarant’anni Carol Alt tra i protagonisti di Un Figlio Chiamato Erasmus, in uscita su tutte le piattaforme streaming.

“Era il 1999 facevamo l’Erasmus in Portogallo, eravamo giovani, felici. Non c’era tempo per fermarsi a pensare, ma è bastato distrarsi che sono passati venti anni”. Parte così Un figlio chiamato Erasmus. Protagonisti Ricky Memphis, Daniele Liotti, Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri, più una sorprendente Carol Alt. Un cast affiatato, ironico e al tempo stesso capace di far riflettere su alcuni aspetti significativi della vita.

Il film scorre veloce, con un susseguirsi di situazioni, di incontri, di colpi di scena non scontati. Quattro amici, con in tasca la loro vita, costruita passo passo, ognuno con la propria variabile, a volte subita altre volte scelta. Poi accade qualcosa che rimette in gioco la stabilità vacillante e prende a pugni le insoddisfazioni di ognuno.

Amalia, l’amica di ventun’anni prima, conosciuta in Portogallo durante l’Erasmus, compagna di scorribande che tutti e quattro hanno amato, muore. Questo li proietta tutti e quattro nel passato, quando la spensieratezza albergava nelle loro vite. Quando il mondo e la vita era tutta da costruire, definire, progettare.

Quando arrivano a destinazione, però, scoprono una verità imprevista: Amalia ha avuto un figlio da uno di loro e solo un esame del DNA può svelare il nome del padre inconsapevole. Così la loro permanenza in Portogallo si prolunga e inizia un’avventura on the road sulle tracce di questo misterioso ragazzo che dovrebbe avere circa vent’anni.

I personaggi del film e i loro caratteri

I quattro amici di Un figlio chiamato Erasmus hanno ognuno un carattere e una storia completamente diversa l’una dall’altra. Memphis è un produttore discografico. Liotti un architetto affascinante che sta per sposarsi ma non sembra molto convinto della sua scelta e il viaggio in Portogallo gli farà incontrare una vecchia fiamma che potrebbe sconvolgergli il futuro. Kessisoglu è un prelato impegnato e austero con pregiudizi e dei rancori da affrontare. Bizzarri vive alla giornata, solare e giocherellone, ma con un segreto difficile da condividere.

Così, di fronte a questa situazione non cercata, la voglia di riprendersi un pezzo di atmosfera passata, la leggerezza, il desiderio di mordere la vita, i progetti definiti lasciano spazio alla voglia di conoscere questo figlio, al desiderio di viversi l’esperienza della paternità seppur con ritardo.

Le avventure si susseguono una dietro all’altra, amalgamate dalla voglia di trasgredire ancora nonostante tutto. Simpatia, ironia, voglia di evadere, desiderio di trovare la giusta strada…

Lo spirito di Un Figlio Chiamato Erasmus

Gli ingredienti che fanno di questo film una spinta verso quel nutrimento tanto cercato e mai trovato, una motivazione a trovare la strada del cambiamento mandando a quel paese tutte le situazioni dovute ingoiare per forza.

Oltre ai quattro amici c’è una meravigliosa Carol Alt, che sa ancora bucare lo schermo con il suo fascino e la sua bellezza.

Un figlio chiamato Erasmus, a causa della quarantena da Covid-19, salta l’uscita al cinema per andare direttamente sui canali e sulle piattaforme a pagamento. Una decisione che servirà da apripista per altri eventuali progetti che sono rimasti in stand-by.

Alberto Ferrari è regista e sceneggiatore insieme a Gianluca Ansanelli di questa commedia nostalgica e divertente che ha lo scopo di far riflettere sulla paternità, l’amicizia e la libertà.

“Ho scritto questo film per immaginare come si reagisce all’arrivo di una notizia che davvero ti rovescia la vita in un secondo. Non una notizia tragica, nessuna malattia diagnosticata, nessun lutto improvviso. Una notizia positiva, almeno in sé. Essere padre”.

Ed è così, uno tsunami che travolge ma non fa male bensì aiuta a prendere finalmente le giuste decisioni. Quelle decisioni che permettono di nutrirsi di buono, di arricchirsi di amore, di non lasciarsi più andare agli obblighi subiti.

a cura di Barbara Fabbroni