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Cannes: quando il tappeto è rosso dall’imbarazzo

Matteo Osso | 12 Maggio 2016

Blake Lively cannes Festival di Cannes Woody Allen

Ennesimo festival, ennesimo red carpet. Non importa più dove, quando o perché: il rituale dei red carpet ha preso il […]

Ennesimo festival, ennesimo red carpet. Non importa più dove, quando o perché: il rituale dei red carpet ha preso il sopravvento sulla effettiva ragione per cui sono stati organizzati in modo talmente sfacciato da essere diventato l’unico momento che suscita un minimo di interesse.

Potrebbero organizzarlo in uno studio televisivo, come – forse – accadde con lo sbarco sulla luna: tanto quello che vediamo non è il panorama della città in cui ha luogo, non l’insegna o l’ingresso del teatro dove si svolge (ma si svolge veramente?) l’evento di turno. Tutto quello che vediamo è una distesa rossa transennata con dietro le transenne folle armate di telefonini a caccia di selfie con il vip di passaggio.
Ma siccome la maggior parte dei volti fotografati e rimbalzati ai quattro angoli del globo terracqueo sono di fatto sconosciuti ai più, ecco che appaiono magiche didascalie che indicano identità del soggetto e – non meno importante – quella dell’outfit.
Aaaaah, il potere degli uffici stampa, che se non citi il marchio ti lasciano in mutande!
Medaglia d’oro della pagliacciata sul red carpet del festival di Cannes è Blake Lively, nuova aspirante musa di Woody Allen in Cafè society.  Sì, non sono più i tempi di Sophia Loren, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor… Non più i nomi che ci sembra di conoscere di persona per averli visti girare in casa come uno di famiglia.
Blake Lively, al secolo Blake Ellender Brown è un’attrice e modella statunitense, nota per aver interpretato il ruolo di Serena in Gossip girl. E per essere la moglie di Ryan Reynolds, al quale sta per dare il secondo figlio, (sì, è anche volto del profumo Gucci Première e ha recitato per Oliver Stone in Le belve, ma non è per quello che è conosciuta).
Ma l’oggetto della nostra attenzione non sono carriera e palmarès della bionda americana. È molto più interessante osservare come, in un rigurgito di raffinata sobrietà, abbia pensato bene di scegliere un abito “nude look” per sfilare davanti ai fotografi in modo da sfoggiare bene la gravidanza in corso.
Tutti le auguriamo il meglio e al nascituro un futuro luminoso e felice. Detto questo, per quanto la gravidanza non sia così avanzata, nè l’abito così estremo negli intarsi di nudità, si poteva anche non fare.
Non che la gravidanza vada nascosta, anzi. E’ un momento magico nella vita di una donna e non c’è motivo di tenerla segreta. Ma nemmeno associare un evento che ha un che di poetico con una tenuta da regina della trasgression, secondo il mio modesto parere, è una buona idea.
Non so perchè ma immagino che se mia madre si fosse fatta fotografare con un abito fatto di intarsi che lasciano intravedere l’assenza delle mutande mentre era in attesa di me medesimo, io non ne sarei così orgoglioso. Soprattutto se  consideriamo che di modi per esaltare il lieto evento con classe, stile e senza ammiccare come una sedicenne in preda alla tempesta ormonale ce ne sono, e anche  molto blasonati.
Sarà fame di visibilità? Sarà strategia di marketing? Sarà semplicemente cattivo gusto? Sarà maschio o sarà femmina?
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