Il Dono: la storia della medium Sonia Benassi diventa un docufilm – Intervista esclusiva
Un dono unico le permette di comunicare con i defunti: la medium si racconta a Novella 2000 Fin dall’età di…
Un dono unico le permette di comunicare con i defunti: la medium si racconta a Novella 2000
Fin dall’età di sette anni, Sonia Benassi ha manifestato una particolare sensibilità nel percepire presenze e realtà ultraterrene. Oltre alla sua attività di medium, ha anche una formazione musicale, essendosi laureata in pianoforte e didattica della musica. Ha collaborato frequentemente con Red Ronnie, il noto giornalista musicale e conduttore televisivo, partecipando alle sue trasmissioni in diretta streaming. Ora è da poco uscito il docufilm con Daniele Bossari “Il Dono” che racconta la sua storia anche attraverso diverse testimonianze.
Lei è definita una medium: potrebbe fornirci una sua interpretazione di questo termine e spiegarci quanto ci si ritrova?
«Medium significa mezzo, sì sono un mezzo che congiunge le due dimensioni, sono un’antenna, un ponte.»
In che maniera avvengono i suoi contatti con il mondo dell’Aldilà?
«I contatti con l’altra dimensione avvengono in modo naturale, senza il bisogno di raggiungere una situazione di trance oppure senza la necessità di essere in luoghi particolari. “ Loro” arrivano quando hanno bisogno bussando alla mia porta con tanto rispetto come faccio io con loro. Comunico scrivendo ma a volte non mi serve scrivere e posso dare sul momento il messaggio ricevuto. Sempre molto preciso e chiaro.»
Che spiegazione sente di fornire per quello che le capita attraverso questo suo dono?
«Non ci sono spiegazioni, nemmeno la scienza riesce a darle. Siamo esseri magici e questa parte così magica io l’ho sviluppata naturalmente. I messaggi o i segnali che ricevo sono regali immensi.»

Ciò che colpisce è la trasformazione che molte persone raccontano dopo il suo contatto: non una soluzione definitiva al dolore, ma risposte che aprono spiragli positivi, permettendo di tornare a respirare anche nella fragilità. Che cosa ne pensa?
«Si, le persone dopo aver avuto un contatto “attraverso” di me trovano, nel dolore, la consapevolezza che i loro cari continuano a vivere, li riconoscono attraverso aneddoti precisi, nomi, date, ma soprattutto quando noi passiamo oltre manteniamo la nostra personalità. In questo riconoscere c’è una spinta che ci esorta ad andare avanti.»

Ma veniamo al docufilm “Il dono”, disponibile anche su RaiPlay: come nasce e come si è sviluppato questo progetto?
«“Il Dono”, docufilm sulla mia storia, è disponibile dal 15 dicembre su Rai Play e dal 15 gennaio sarà disponibile su RAI 5. Un docufilm vero basato su una persona vera e su vere testimonianze. L’idea di farlo è partita da due registi dopo avermi conosciuta, Niccolò Lorini e Pantaleone Megna. Sono passati tre anni dalle prime riprese, non è stato semplice ma ci siamo riusciti. L’obiettivo era non tanto la medium che parla con i disincarnati ma la trasformazione che avviene dopo. Un profondo messaggio d’amore che non conosce limiti e distanze.»
La scelta di Bossari come intervistatore le è piaciuta? Si è trovata bene con lui? Qualche aneddoto?
«Con Daniele Bossari mi sono trovata molto bene, nulla di preparato ma tutto spontaneo. Lui è una persona molto sensibile.»
Lo so che viene perfettamente descritto nel film, ma ci racconti come e quando si è accorta del suo dono?
«Mi sono accorta del mio dono all’età di sette anni. Era il 2 di novembre ed ero al cimitero sulla tomba della bisnonna con mia madre. Da quel giorno ho capito che potevo vedere e comunicare con chi apparentemente era morto. Tutto è raccontato nella mia autobiografia. Il primo libro che ho scritto (“Io Medium”).»
Sonia, cosa si sentirebbe di dire a un irremovibile scettico nei confronti del paranormale per provare a convincerlo del contrario?
«Ho conosciuto tanti scettici che poi hanno cambiato idea, non mi sento di dire nulla non devo convincere nessuno ma sicuramente consiglio di vedere “Il Dono”.»
Tutto ciò, in qualche modo, la spaventa o la affascina?
«Non mi ha mai spaventata vederli e sentirli. Mi ritengo, anzi, molto fortunata e soprattutto sono sempre riuscita a gestire questa mia “sensibilità”, mi ha aiutato la musica, sono laureata in pianoforte, e mi ha sempre sostenuto mio marito con il quale sto da 37 anni. Non è semplice vivere e convivere con una persona con questa capacità, lo dico in tono umile naturalmente. Semplicità ed umiltà sono le basi per portare avanti questo messaggio basilare: tenere i piedi sempre ben saldi per terra.»