La Camera vota all’unanimità: il reato di femminicidio è legge
Un nuovo articolo del codice penale introduce l’ergastolo per gli omicidi di donne motivati da odio, discriminazione o logiche di…
Un nuovo articolo del codice penale introduce l’ergastolo per gli omicidi di donne motivati da odio, discriminazione o logiche di dominio
La giornata parlamentare si è conclusa con un voto carico di significato politico e sociale. La Camera ha approvato all’unanimità il ddl sul reato di femminicidio che diventa legge. Si definisce così un nuovo quadro repressivo contro gli omicidi di donne motivati da discriminazione, odio o dinamiche di prevaricazione radicate nelle logiche di possesso.
La normativa introduce nel codice penale l’articolo 577-bis. Prevede l’ergastolo per chi uccide una donna spinto da motivazioni riconducibili a un rapporto distorto fondato sul controllo e sull’annientamento della libertà personale.
Il provvedimento recepisce l’impianto già approvato in estate dal Senato. La maggioranza e l’opposizione avevano sostenuto con un consenso trasversale la necessità di rafforzare la risposta dello Stato contro una violenza che continua a produrre numeri drammatici e storie che sconvolgono la coscienza pubblica.
Un segnale preciso
La ricostruzione dei lavori parlamentari rivela una convergenza insolita. I gruppi hanno scelto di sospendere le consuete contrapposizioni per accelerare l’iter e dare un segnale preciso alle famiglie delle vittime che chiedono da anni strumenti più incisivi e un riconoscimento chiaro della matrice di genere di molti omicidi.
Dietro il voto unanime emergono retroscena che parlano di un clima di confronto costruttivo, con riunioni tecniche riservate tra governo e opposizioni per stabilire una definizione giuridica solida che evitasse ambiguità interpretative e garantisse un’applicazione uniforme nelle aule di giustizia.
Un priorità non rinviabile
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato che l’approvazione rappresenta un segnale importante di coesione nazionale, perché il Parlamento dimostra di saper intervenire con determinazione quando la tutela delle donne diventa una priorità non più rinviabile.
Secondo fonti vicine al governo, questo intervento normativo dovrà affiancarsi a un potenziamento delle misure preventive, perché la repressione resta essenziale ma non può sostituire un lavoro culturale più profondo capace di scardinare stereotipi e logiche patriarcali radicate nei contesti dove la violenza nasce e si alimenta.
L’entrata in vigore del nuovo reato segna una svolta che gli operatori del settore considerano simbolica e operativa, perché il riconoscimento formale del femminicidio nel codice penale rafforza la consapevolezza istituzionale di fronte a crimini che colpiscono l’identità e la dignità delle donne come soggetti autonomi.
Il dibattito pubblico delle prossime settimane verterà probabilmente sull’effettiva capacità della norma di ridurre gli episodi più estremi, ma intanto il Parlamento manda un messaggio di fermezza che ricostruisce un quadro di responsabilità comune intorno a una tragedia che attraversa ogni livello sociale.