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LeBron James: da ragazzino disagiato a sportivo più pagato al mondo

Alessandro Cassaghi | 21 Giugno 2016

LeBron James, fresco fresco vincitore del titolo NBA con i suoi Clevaland Cavaliers, non è solo “forte”, grande e grosso. […]

LeBron James, fresco fresco vincitore del titolo NBA con i suoi Clevaland Cavaliers, non è solo “forte”, grande e grosso. Alla spalle ha un passato difficile. Di recente, il 3 volte campione NBA ha sfruttato l’annuncio del contrattone a vita con la Nike per riflettere sul suo percorso, che lo ha portato dalle strade del nord-est dell’Ohio a diventare uno dei personaggi più riconosciuti del mondo. “Sono molto orgoglioso di aver firmato un accordo del genere e del fatto che 13 anni fa Nike abbia scommesso su un 17enne magrolino proveniente da Akron, Ohio. La gente non ci crede quando racconto questa storia, ma è la verità” rivela LeBron. “Quando ero ragazzino, un giorno ho aperto un libro e, sulla mappa dell’Ohio, Akron non era segnalata. Mi sono detto “se mai ne avrò l’opportunità, voglio fare di tutto affinché il mondo si accorga che esiste anche Akron. Per me è stata una motivazione”. Una motivazione che l’ha spinto a superare tutti i limiti del suo fisico, e anche oltre le difficoltà familiari: LeBron è cresciuto senza un padre e non ha avuto una casa per quasi 8 anni, girovagando insieme alla madre Gloria. “È stato difficile sia per me che per mia madre, che era solo una teenager quando mi ha avuto. Eravamo una delle famiglie più disagiate della città e abbiamo dovuto combattere per ogni cosa. Sono dovuto crescere in fretta, fin da giovane. Avevo 15 anni, a 16 ero già sulla copertina di Sports Illustrated, e dovevano spostare le nostre partite dalla palestra della scuola al palazzetto dell’università di Akron per farci stare tutte le persone” racconta LeBron. “Mi ricordo di tutti quelli che dicevano che era meglio non essere così venerati da giovani perché è impossibile mantenere le attese, ma le persone che avevo attorno a me mi hanno aiutato a diventare quello che sono: mia madre, prima di tutto, il mio allenatore delle Little League e i miei amici. Più passa il tempo e più impari il gioco stesso. Bisogna essere bravi a prendere quella conoscenza, calibrarla e integrarla nel proprio modo di giocare per migliorarsi continuamente. Io sono uno studente del gioco, credo di avere un alto IQ cestistico e cerco di usarlo non solo per me, ma per quelli attorno a me, soprattutto quei compagni che hanno bisogno dei miei passaggi per essere efficaci”. Un miglioramento che va oltre al basket, visto che il cestista è diventato imprenditore: “La mia stessa vita è cambiata nell’efficienza complessiva, perché sono molto attento all’uso del mio tempo. Cerco di usare le 24 ore del mio giorno per tirare fuori il massimo da qualsiasi cosa, per raggiungere i miei obiettivi all’interno della mia routine. E cerco di imparare dai migliori, come i miei amici Dr. Dre e Warren Buffett, per carpire i segreti di come loro abbiano avuto successo nei loro campi. Perché da ragazzino mi sono sempre detto che, se fossi diventato qualcuno, avrei fatto qualsiasi cosa nelle mie possibilità per far conoscere al mondo la mia città. Certo, poi ho vissuto altre parti ma questa è casa, e lo sarà per sempre”.

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