Per quanto nel 2016 discutere di certi argomenti non sia più un tabù ne tanto meno inusuale (per fortuna), immaginare che papà possa essere LA testimonial di un nuovo rossetto, inventato e generato per il proprio uso personale, fa ancora un certo effetto.
No, non è successo a chi vi scrive. Ma sta succedendo ai figli di Bruce Jenner, ex campione olimpico e star internazionale che recentemente ha annunciato al mondo -e alla sua famiglia- l’intenzione di cambiare sesso e diventare Caitlyn.
E fin qui tutto bene: affrontare un cambiamento fisico e sociale di questa entità non è certo un capriccio adolescenziale: richiede lunghe riflessioni mediche e psichiatriche, terapie ormonali e prese di consapevolezze tutt’altro che leggere.  Soprattutto se consideriamo che nel caso in questione  a prendere la decisione è una persona che da uomo ha conosciuto fama, ricchezza e potere, e che inevitabilmente rischia di mettere a repentaglio almeno una parte di tutto questo nel nome di una identità a lungo inseguita ed tardivamente raggiunta.
Ma il vero elemento sorpresa non sta nella morte di Bruce o nella nascita di Caitlyn. Sta nel fatto che Caitlyn, donna da nemmeno un anno, è diventata una vera e propria icona -rigorosamente femminile- che, non paga di aver vissuto la transizione e la rivelazione in una sorta di documentario in cui sottopone l’intera famiglia al rito del battesimo televisivo (compresa la mamma ottuagenaria e comprensibilmente poco avvezza sia al cambiamento del figlio che alla presenza delle telecamere) oggi si lancia in una nuova, avvincente avventura commerciale diventando  la testimonial di un nuovo rossetto per una nota multinazionale della cosmesi.
E indovinate un po’? Il rossetto porta un nome  casualmente significativo: “Finally Free” finalmente libera.
Naturalmente conseguenza diretta del lancio del prodotto  è la campagna pubblicitaria, in cui Caitlyn appare come donna-immagine in un outfit che ben evidenzia il notevole risultato raggiunto, anche dal punto di vista fisico.
Ora, non è nostro compito esprimere giudizi, soprattutto quando il serio si sovrappone al faceto rischiando che quest’ultimo possa in qualche modo minimizzare l’importanza della questione principale, che qui non è minimamente in discussione.
Tuttavia una riflessione su alcune scelte della signora Jenner, quelle scelte che nulla hanno a che vedere con la sacrosanta decisione di abbandonare i panni di Bruce per indossare quelli di Caitlyn, sorge inevitabile come il sole sorge ad Est.
Cosa ne penseranno i figli di Bruce di tutta questa continua giostra di telecamere, fotografi e giornalisti intorno alla neonata Caitlyn, così immediatamente proiettata in uno star system che Bruce aveva disperatamente inseguito (negli anni successivi al declino della popolarità derivta dallo sport) senza mai riuscire a raggiungerla?
Considerato che l’intera famiglia appartiene al carrozzone dei Kardashian probabilmente saranno ben contenti, direte voi. Invece io mi chiedo se e quanto, nel nome di una popolarità che un tempo era conseguenza di un talento, valga la pena di perdere l’occasione di vivere alcuni fatti intimamente, regalando a se stessi e ai propri cari il privilegio della condivisione del privato.
Certo, il personaggio è pubblico e la notizia va gestita. Certo, ciascuno ha il diritto intoccabile di fare del proprio privato quel che meglio crede. Certo è anche che la pubblica esposizione di Caitlyn ha in qualche modo portato attenzione sulla realtà del processo di adeguamento del proprio corpo alla propria identità, troppo spesso trattato con quel superficiale perbenismo che per ignoranza associa alla parola trans l’idea di prostituzione e che -colpvevolmente- non si preoccupa dei patimenti e delle emozioni che tutto ciò implica.
Ma il vago retrogusto di operazione commerciale nel caso Jenner rimane persistente…
PANICO: il suo prossimo tv commercial sarà per una mentina che cambia sapore alla vita?
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