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Nizza, 14 luglio 2016- Riposino in pace le vittime, pregheremo perché le loro famiglie riescano a trovare un senso a questa vita

Roberto Alessi | 15 Luglio 2016

Questo non è purtroppo uno dei post irriverenti soliti di questo sito, ma è un doveroso omaggio di tutti noi […]

Questo non è purtroppo uno dei post irriverenti soliti di questo sito, ma è un doveroso omaggio di tutti noi alle vittime di Nizza. Già non ci eravamo ripresi dal disastro ferroviario avvenuto in Puglia, frutto dell’incuria, della sciatteria di certi amministratori pubblici, della fatalità, ed eccoci davanti al frutto della pura cattiveria umana, di un terrorismo che non conosce Dio, che non conosce amore, che odora solo di morte e di malvagità, di mitomania e di arroganza, che regala dolore e infelicità persino a se stesso.

Un mio amico sospira per lo scampato pericolo: aveva i due figli sulla Promenade des Anglais, dove il camion bianco ha falciato decine di vittime, e i suoi bambini hanno visto il camion a due metri, si erano spostati da poco per vedere uno spettacolo. Grazie a Dio stanno bene, anche se il ricordo è atroce.

Dove andremo a finire? Il terrorismo non deve cambiare le nostre vite, ci ripetono. Ci proviamo, andiamo avanti, ma quando vado in aereo per lavoro mi accorgo che non è così, i controlli sono molto più lunghi, ci togliamo le scarpe, le cinture, non portiamo bottiglie, cerchiamo di passare il metal detector al più presto, per entrare in quella he le hostess chiamano la “zona sterile”, ossia quella in cui non possono passare (grazie ai controlli) armi o bombe. E cerchiamo di evitare con chi si ama di andare negli “obiettivi sensibili”, non si sa mai.

Una cosa è certa, con il terrorismo non si tratta, si lotta, si investe. E questo i nostri governanti devono capirlo.

E chi crede veramente nell’Islam lo faccia rispettare a chi nel nome dell’Islam compie la più grande delle bestemmie contro Dio.

Riposino in pace le vittime di Nizza, pregheremo perché le loro famiglie, chi le amava, riescano a trovare ancora un senso a questa vita. Vostro Roberto Alessi