Amanda Lear è surreale: sono nonna!

Francesco Fredella | 10 Novembre 2017

Amanda Lear è al cinema: interpreta una nonna straordinaria, che ha frequentato tutti, da Mick Jagger ai Pooh, in Metti […]

Amanda Lear è al cinema: interpreta una nonna straordinaria, che ha frequentato tutti, da Mick Jagger ai Pooh, in Metti una notte, diretto e interpretato
da Cosimo Messeri. Un personaggio che più che cucito su di lei,sembra un’autobiografia… Lei, quella vera, i protagonisti più trasgressivi li ha frequentati davvero. Anzi, era proprio una di loro. Seconda a nessuno in fatto di trasgressione, con in più il fascino ambiguo che l’ha resa unica. Amanda è un mistero. È nata a Hong Kong nel 1939. O forse a Saigon in Vietnam nel 1949. O forse nel 1946 chissà dove. È un transessuale, nato Alain René Tap, diventato donna dopo essersi operata negli anni Sessanta, storia vecchia rispolverata di recente da Simona Izzo e da Patrizia De Blanck? O forse Amanda è una donna che ha finto di essere un transessuale per conquistare i palcoscenici del mondo? La verità? Inutile chiedere a lei. Rifi uta ogni intervista sull’argomento. Pare che Barbara d’Urso le abbia offerto anche un cachet sostanzioso per averla in trasmissione. E lei? Picche. Amanda è una creatura che vive del suo mistero e lo
protegge. «Tra cento anni nessuno conoscerà le mie canzoni, ma ancora ricorderanno questa storiella inventata da Dalì».
Amanda, partiamo proprio da Salvador Dalì. Per quindici anni, dal 1965, sei stata la musa del pittore surreale, il suo angelo, come diceva lui.
«A me non piaceva Dalì. Mi piacevano Picasso, De Chirico, Magritte. Poi l’ho conosciuto e ho scoperto la sua genialità, i suoi incubi, le sue ossessioni. Non mi considerava una pittrice e non voleva mai vedere niente dimio perché diceva: “Le donne non possono essere buone pittrici. Fanno mazzi di fiori e bambini che piangono”. Era il tipico macho spagnolo. Ci vollero dieci anni di frequentazione prima che mi chiedesse di dipingere qualcosa, per sfi da. Io presi pennelli e colori e mi misi a lavorare nel mio angolino. Lui sbirciò e disse: “Niente male per una donna, ma non fi nirlo, così la gente può pensare vedendolo incompiuto che potrebbe anche diventare bellissimo!”. Così lasciai il mio quadro a metà».
Poi però hai dipinto. Lo scorso anno hai anche fatto una mostra a Spoleto. Con tanto di polemica con Vittorio Sgarbi.
«Lascia perdere. Ho esposto una quarantina di tele e mi aspettavo che Sgarbi parlasse della mia arte, invece secondo lui la vera opera d’arte sono io! Così mi sono offesa».

Non hai incontrato Picasso, ma ti sei rifatta con molti altri geni degli  Anni Settanta e Ottanta, soprattutto nel mondo della musica. Amanda Lear era richiestissima.
«Piacevo tantissimo perché ero un tipo di donna provocante, aggressiva, sexy. Il personaggio era nuovo. Era un periodo meraviglioso, tempi in cui la gente aveva voglia di novità, colore, trasgressione, pailletes. Non c’era l’Aids, non c’era il terrorismo. Sesso sfrenato. Con Mina e
Ornella Vanoni… eravamo delle birichine. Mi ricordo che andavo a letto con Riccardo Fogli dopo che si era lasciato con Patty Pravo. Quando mi trovavo in tournée succedeva che con i Pooh, i Matia Bazar e altri cantanti ci si trovasse nello stesso albergo
e durante le notti solitarie… toc toc. Qualcuno bussava alla porta e allora via, quanto ci divertivamo!».

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