Gualdi Novella 2000 n. 20 2021

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Belle da Vicino con Alessandro Gualdi: come sistemare le orecchie

Redazione | 5 Maggio 2021

Orecchie a sventola? Niente paura: ecco tutte le tecniche e i consigli del dottor Alessandro Gualdi per sistemarle, a partire dall’infanzia

Non c’è bambino con le orecchie a sventola che non sia stato preso in giro dai compagni. Dumbo, la favola Disney sull’elefantino con le orecchione talmente grandi da poter volare, è la storia di molti (volo a parte). Certo, è una stupidaggine e una volgarità schernire qualcuno per una diversità fisica. Ma non sono in molti ad avere una personalità tanto strutturata da lasciarsi scivolare continui richiami a un aspetto non perfetto. Soprattutto da bambini.

Anni di sfottò possono lasciare cicatrici psicologiche, anche profonde. E capelli tenuti lunghi possono nascondere padiglioni troppo aperti (finché il vento o il mare non svela il trucco), ma poco possono fare per alleviare insicurezze intime e profonde.

Will Smith, attore di Hollywood, bello, simpatico, ricco e di successo come pochi altri al mondo, ha fatto delle sue orecchie fuori misura un marchio di fabbrica, esaltandole addirittura con tagli di capelli estremamente corti. Lo stesso per l’attrice Katie Holmes (ex moglie di Tom Cruise), dotata di padiglioni extra large.

Ma quanti hanno altrettanta forza? Potendo correggere un’imperfezione tanto semplice da “sistemare”, perché non approfittarne?

Armonia di profilo e frontale

L’intervento di otoplastica – così si chiama tecnicamente – non consente di diminuire la grandezza dei padiglioni, ma solo di renderli meno evidenti nella loro proiezione. Cioè, per parlare chiaro: non a sventola.

Dopo l’operazione, le orecchie sembreranno più naturali e armoniche con il resto della testa, sia di profilo che di fronte.

Per i più piccoli in anestesia totale

Come dicevamo, è un difetto che crea disagio già da bambini, quindi è molto frequente che si intervenga sui più piccoli.

Il mio consiglio è di pensarci intorno ai sei anni, non prima. In questo caso l’intervento deve essere condotto in anestesia generale, e con ricovero di una notte. Se invece l’operazione è rimandata fino all’età di 11- 12 anni e oltre, è possibile eseguirla in anestesia locale senza ricovero.

Rimodellare la cartilagine

L’avvicinamento del padiglione alla testa è ottenuto modellando la parte di cartilagine, che è mantenuta nella posizione voluta con alcuni punti non riassorbibili.

Dopo l’intervento è perciò necessario tenere un bendaggio per una settimana, e seguire una terapia antibiotica per cinque giorni.

Questo, unito alla necessità di dormire per qualche giorno senza poggiare il fianco della testa sul cuscino, sono gli unici disagi.

Due settimane e si torna come nuovi

Nel giro di un paio di settimane, in genere, tutto torna nella normalità, e il paziente può riprendere tutte le sue attività quotidiane senza più pensarci.

Le cicatrici dovute all’incisione, minime, sono nella parte posteriore e interna dei padiglioni, dunque in una posizione naturalmente invisibile.

L’alternativa mini invasiva

Un’alternativa meno invasiva all’otoplastica più tradizionale è l’Earfold. Si tratta di un intervento che offro ai miei pazienti da ormai qualche anno, che dà grandi soddisfazioni minimizzando il fastidio. È un approccio mini-invasivo di ultima generazione, molto veloce e non doloroso. Particolarmente indicato per i bambini, dunque.

In pochi minuti, tramite due microscopiche incisioni, si inserisce in ciascun orecchio un inserto in lega metallica (Nitinolo, titanio + nickel, sino a oggi utilizzato in medicina negli stent coronarici, placcato in oro a 24 carati e invisibile sottopelle), in pratica è come una specie di protesi da applicare che nel tempo guida il padiglione auricolare nella sua giusta posizione.

Il risultato è immediatamente visibile, senza lividi o medicazioni apparenti post intervento. Le due microscopiche incisioni guariscono in pochissimi giorni, con un decorso molto meno fastidioso di quello dell’otoplastica tradizionale (che comunque resta facilmente tollerabile per la maggior parte dei pazienti, di ogni età).

a cura di Alessandro Gualdi