
Il gioco della seduzione, al cuore non serve passaporto
Un incontro casuale sulle piste da sci, una serata orchestrata alla perfezione da una Venezia romantica: protagonisti Fiocca e un’“inglesina” che ricorda la mitica Twiggy
Marguerite, un’inglesina di tutto rispetto. Aveva perso uno sci sulle piste dell’altopiano d’Asiago e arrancava faticosamente tra la neve fioccata da poco e battuta di fresco, in bilico su una sola gamba. Non fu difficile conoscerla: con sollecita solerzia le riportai lo sci che nel frattempo era rotolato giù a valle e l’aiutai a rimettersi in piedi.
Mi ringraziò con quel fare tipicamente anglosassone rivelandomi che alloggiava a Venezia dove frequentava un corso di Storia dell’arte. A volte, pensai io, è sufficiente una semplice gentilezza per potersi avvicinare a una donna graziosa. Marguerite era la quintessenza della concupiscenza, la Ca’ d’Oro delle mie rimembranze studentesche. L’andai a trovare il giorno seguente nella languida città lagunare; accompagnandola in albergo, di notte, il riflesso del Canal Grande ingigantiva i nostri passi e ci sembrava di scorgere delle navi solcare i mari di una luna dolcemente opalina.
Dai balconi dei patinati palazzi traluceva il chiarore notturno delle lampade mentre una filastrocca di stelle ingannava le interminabili ore del buio. Completava l’opera una flebile foschia che faceva trasparire, intorno a noi, una rara atmosfera magica e irreale.
Non fu merito mio ciò che accadde in quella circostanza, ma del clima da fiaba che si era venuto a creare. Cupido, quella notte, scoccò la mitica freccia e uno strale saettò nell’aria fendendone la nebbia…