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La battaglia contro i pregiudizi di Sadiq Khan, il sindaco musulmano di Londra

Matteo Osso | 23 Giugno 2016

Londra Principe William

Sadiq Khan è musulmano. È la prima cosa che ci hanno detto quando abbiamo saputo che era stato eletto sindaco […]

Sadiq Khan è musulmano. È la prima cosa che ci hanno detto quando abbiamo saputo che era stato eletto sindaco di Londra. E la cosa sulle prime ci ha fatto pensare.
Ma Mr Khan è prima di tutto un uomo. Un uomo che ha scelto di intraprendere un percorso al fianco dei suoi cittadini, un uomo che non ha avuto paura di affrontare l’integralismo cieco e ottuso anche degli esponenti della sua stessa religione, per tenere fede sopra tutto e prima di tutto all’impegno preso con la gente. “Make London a more tolerant, fairer place to live” (facciamo di Londra un luogo più tollerante e giusto in cui vivere): ecco il motto con cui, i 6 maggio scorso, ha vinto la campagna elettorale. Un impegno non da poco, se consideriamo che la città conta oltre dieci milioni di abitanti e raccoglie praticamente pezzetti di tutte le culture, le abitudini, le religioni e le usanze presenti sul pianeta.
Eppure si può fare, e lui ne è l’esempio, l’esempio di un uomo che vive la propria religione con intelligenza e libertà intellettuali, e dimostra che nulla conta il Dio in cui si crede, se si ha la capacità di viverlo nel rispetto di chi la pensa diversamente.
Sadiq Khan è il primo sindaco musulmano del Regno Unito, ed è anche il primo sindaco ad aver preso una posizione ufficiale contro tutte le forme di intolleranza, senza paura di essere in prima linea con chi contro le discriminazioni lotta tutti i giorni. Con il supporto perfino della famiglia reale inglese, il cui più giovane e amato rappresentante, William, era nei giorni scorsi sulla copertina del magazine Attitude, per chiedere la fine degli episodi di bullismo anti-gay.
Ecco allora Sadiq Khan al fianco degli organizzatori del London Pride, insieme all’azienda municipale dei trasporti e a Siemens, che gratuitamente ha installato sui semafori delle città una serie di immagini che ritraggono la felicità di coppia. Di tutte le coppie, comunque siano composte. Si può non condividere, è legittimo anche questo. Ma non si può non apprezzare il messaggio: non un’iniziativa contro qualcuno, non l’affermazione di un diritto in virtù della negazione di un altro, ma semplicemente un inno alla vita, comunque essa si manifesti, per una città i cui cittadini possano convivere tutti, nessuno escluso, in pace.
Dove sta il problema?  Se c’è, è solo negli occhi di chi ha paura.

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