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L’anima dell’estetica con Giuseppe Sito: tiriamo su il seno, quando e perché

Redazione | 25 Gennaio 2023

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di mastoplastica additiva, aumento del seno, e abbiamo cercato di spiegare quali sono gli interventi, […]

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di mastoplastica additiva, aumento del seno, e abbiamo cercato di spiegare quali sono gli interventi, quali i risultati e quali le meraviglie che un intervento al seno può offrire.

Non esiste però solo la mastoplastica additiva. Esistono altri tipi di intervento, e ogni tipo è adatto a un singolo difetto.

Per esempio: che fare quando la mammella, dopo essere diventata bella florida, a volte anche troppo, dopo un allattamento, si svuota del tutto e osserviamo il capezzolo che inesorabilmente punta verso il pavimento?

Cosa fare quando le mammelle, che in pubertà erano belle sode, addirittura prepotenti, si svuotano e tendono a scivolare verso il basso?

Nessuna paura. Anche in questi casi vi sono rimedi e sempre molto efficaci e soddisfacenti. Cerchiamo di capire quali sono.

Per mammelle ptosiche

Innanzitutto, le mammelle che scivolano verso il basso si definiscono ptosiche, e il grado di scivolamento, ovvero quanto il capezzolo punta verso il basso, può spingere il chirurgo verso un intervento o verso un altro.

Ma come si misura la ptosi? Banalmente, con un metro da sarta! La distanza tra capezzolo e fossetta claveare, ovvero quella fossetta che si trova al centro del collo, deve essere di 18/19 cm. 20 centimetri è già un filino troppo, e sopra i 25 cm bisogna proprio correre in sala operatoria. Altri sistemi non ce ne sono.

Se volessimo invece usare un metodo più empirico per misurare il problema, basterà posizionare una matita orizzontalmente, al di sotto della mammella. Se la matita scivola in terra, cioè non viene trattenuta, allora è probabile che la mammella sia al suo posto e non meriti correzione, se invece sta lì bella comoda vorrà dire che la mammella è pesante e trattiene al di sotto la matita, poiché è evidentemente scivolata troppo in basso!

Ecco allora che interviene il chirurgo! Metodi che tirino su le mammelle senza sala operatoria non ne esistono, e difficilmente verranno inventati… L’intervento che corregge questo difetto, in verità non bello, si chiama mastopessi.

È un intervento che si esegue rigorosamente in clinica, con una anestesia che può essere locale con sedazione o generale, e che spesso, non sempre, richiede una notte di ricovero.

Il chirurgo in pratica smonta la mammella e la riporta più in alto, lì dove sarebbe dovuta essere e dove gli allattamenti o il semplice tempo che passa, l’hanno spinta verso il basso. Riposiziona l’areola e il capezzolo, e voilà: la mammella guarda di nuovo in avanti con il capezzolo che non piange per terra, anzi è ritto in avanti e sorride…

In questo caso però la mammella, dopo l’intervento – dopo cioè questa delicata operazione di montaggio e smontaggio -, può perdere anche una taglia. Allora non è mai sbagliato aggiungere una protesi, anche non grande ma di sostegno, che dia maggiore robustezza alla mammella.

Certo, mentre per la mastoplastica additiva non vi sono mai cicatrici visibili, qui le cicatrici possono essere presenti. Anche se nel giro di un anno tendono a scomparire.

Quasi sempre sono una intorno all’areola e una cicatrice a T rovesciata che dall’areola va al solco sottomammario. Ma poi si schiariscono e poi… e poi abbiamo ancora tanto da dirci! Alla prossima!

a cura di Giuseppe Sito