Sono stata all’inferno e la mia arma migliore è la luce del sole
Un’intervista a cuore aperto a Elena Di Cioccio, una vera guerriera tra palco e realtà È un’attrice, una conduttrice televisiva…
Un’intervista a cuore aperto a Elena Di Cioccio, una vera guerriera tra palco e realtà
È un’attrice, una conduttrice televisiva e radiofonica e una scrittrice, ora sta portando in tour per i teatri italiani un monologo assolutamente unico nel suo genere: “ProPositiva 2.0”. Elena Di Cioccio si racconta apertamente, in maniera completamente opposta a come tutti si aspetterebbero dopo il suo coming out in diretta nazionale, e al successo del suo libro “Cattivo Sangue”. Per ridere delle proprie vicende personali e di salute, che per molti potrebbero sembrare particolari, ma che per Elena sono la normalità, è necessario ribaltare il punto di vista ponendo l’accento sullo spirito “propositivo” con cui si affronta il quotidiano e spostando il focus dall’ostacolo all’opportunità.
Elena è una splendida cinquantenne, che prende la vita esattamente come gli arriva e sceglie come antidoto alle difficoltà lo spirito comico, l’assurdo, la goliardia con cui destruttura anche le vicende più dure.
Per raccontare il tuo spettacolo ProPositiva (già il titolo la dice lunga) bisognerebbe partire dal tuo celebre coming out sulla tua sieropositività. Com’è stato, dopo aver tenuto per 21 anni questo “segreto”, liberarsi da questo fardello?
«È tutto dentro lo spettacolo, l’unico monologo al mondo che tratta questo argomento. Dopo un po’ la mia “uscita” mi sono sottratta alle domande perché abbiamo la pessima abitudine di marchiare le persone solo per un’unica storia. Ho una professione, faccio tante cose e vent’anni di carriera non possono essere ridotti a due elementi: “la figlia di…” e “quella con l’HIV”, mi rifiuto. Quindi per rispondere a queste domande ho messo in piedi lo spettacolo.
Questa storia, per come viene percepita, non mi appartiene più. Sono “ProPositiva” rispecchia l’atteggiamento che ho oggi nei confronti della vita, una versione migliore che ho voluto in quel momento. Non sarei arrivata fino a qui senza propositività. La mia è una storia di una persona come tante che come tanti aveva un segreto e che ha ribaltato il proprio punto di vista. Ognuno ha le sue e abbiamo tutti un sacco di difetti ma ci piace far finta di essere migliori. Invece sul palco affronto la situazione in maniera diametralmente opposta».
Scopri di essere sieropositiva da un esame del sangue di routine il giorno 11 febbraio 2002. Cos’è cambiato da quel giorno?
«Il mio racconto sul palco è da quel giorno in poi, quello che è accaduto prima è tutto nel libro (Cattivo sangue, ndr). Raccontare se stessi è di una noia mortale e non potevo fare un monologo su quello che è già stato raccontato nella biografia».

Foto by Laila Pozzo
Infatti anche nel tuo libro, dove ti racconti senza alcun filtro e che ha fatto da spartiacque, parli di una Elena che ha vissuto tre volte: come ti trovi in questa fase della tua esistenza?
«Molto bene, mi sono ripresa la mia integrità e ho rotto quel laccio che abbiamo un po’ tutti anche se ne ho altri mille, quelli che non ti permettono di essere te stesso al cento per cento. Quando ti scopri con una situazione così grande, come quella che mi è capitata, ti viene più semplice affrontare quelle più piccole. Quando ero più giovane mi vergognavo del mio naso. E quindi, cosa fare? L’unica è non prendere tutto troppo sul serio e prendersi un po’ in giro. La vita è difficile per chiunque e i problemi, a ben pensarci, sono grandi quanto noi abbiamo percezione di essi. Siamo fatti per essere più felici di così e a questo serve la comicità».
Nei tuoi spettacoli trasformi in comicità argomenti anche scottanti: quanto è difficile far ridere attraverso le tragedie della vita?
«Più è tragica la vita più ci puoi ridere sopra. La comicità sta nel rigirare e ribaltare la tragedia e non si tratta di leggerezza, tutt’altro. È più facile parlare di argomenti così difficili se li hai vissuti o li stai vivendo. Io porto in scena la mia vita, pacchetto completo: amore, sesso, cani…è la percezione di me stessa».
Sono già stata all’inferno e per questo la mia arma migliore è la luce del sole
Qual è la tua arma migliore, quella che sfoderi per autodifesa?
«Tanto per cominciare non mi devo difendere, ho passato una vita intera a difendermi. Sono già stata all’inferno e per questo la mia arma migliore è la luce del sole. La mia ironia rappresenta l’affetto e l’amore per la vita. Immagina a passare tutto il tempo a pensare che la vita non ti piace, sarebbe orribile. A me piace la mia vita e mi piace la vita degli altri, faccio autoironia e se tu ti ci ritrovi significa che ci somigliamo. Non posso però fare la morale a nessuno e sarei un’ingrata a non essere felice per la mia vita. Lo stato delle cose è più interessante di come sono realmente: mi ha insegnato di più la mia ombra che la mia luce».
Quanto sei in debito verso gli altri e quanto invece devi solo a te stessa?
«Nei confronti del debito verso me stessa sono in pari, quello con gli altri invece l’ho già saldato prima di averlo. Mi sono costruita uno spazio per scusarmi e per ringraziare diverse persone. La persone a cui devo maggiori scuse sono io, ho chiesto troppo a me stessa. Dobbiamo darci un po’ di pace, si parla di confini ma non dei confini che dobbiamo mettere a noi stessi: nessuno te li mette, bisogna avere la forza di farsi aiutare».
Tornando indietro rifaresti ogni scelta o cambieresti qualcosa?
«Versione A: non cambierei niente perché se sono qui adesso è grazie a tutto quello che ho vissuto. Versione B: qualcosa cambierei, eccome. Mi prenderei maggiore cura di me per essere meno ostile, con meno paure, meno vergogna, meno sofferenza, tutti fattori che generano ostilità».
Essere sopravvissuta tutta intera e la forza di aver interrotto ogni mia dipendenza
Cosa ti ha dato maggiori soddisfazioni nella tua vita privata e cosa nella tua carriera artistica?
«Nella vita privata il fatto di essere sopravvissuta tutta intera e la forza di aver interrotto ogni mia dipendenza. L’aver vinto queste battaglie mi dà ogni giorno nuova linfa vitale. A livello artistico non sono stata molto brava nelle mie scelte professionali, anche se mi sono sempre rilanciata verso diverse opportunità. Sono sempre stata consapevole che quello che c’è è il meglio che posso fare oggi».
Tv, radio, cinema e teatro, le tue esperienze professionali spaziano a 360 gradi. Che cosa ti piace di più fare?
«Non c’è una preferenza, ogni cosa ha una sua identità ben precisa. In radio sono al servizio delle persone. Del teatro mi piace da matti la stand-up, dove afferri un microfono e provi a far ridere un pubblico. Scrivere è un’immersione nella fantasia e nella vita degli altri. Ora sto finendo di recitare in una serie internazionale (Signora volpe) visibile in tantissimi paesi al mondo. Mi fanno impazzire gli attori inglesi, sono bravi e meticolosi quanto dei ballerini di danza classica. Quando sono all’estero mi diverte molto vedermi in tv, magari doppiata in danese».

Foto by Laila Pozzo
Che superpoteri vorresti avere?
«Ne scelgo due: parlare tutte le lingue del mondo e sapere a memoria tutte le canzoni, ma proprio tutte».
Se dovessi scegliere una qualsiasi persona con cui andare a cena, con chi andresti?
«Se fosse vivo Robin Williams, senza dubbio. Andrei volentieri con Jim Carrey».
E con chi, invece, nemmeno un caffè?
«Con Trump ci berrei un caffè solo per avvelenarlo (ride, ndr). Scelgo Trump, Putin e l’inventore di Tik Tok».
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28 novembre – Cava Manara Teatro Comunale Angelo Rossi
1 dicembre – Bergamo Auditorium Liceo Mascheroni
4 dicembre – Massagno Lux Art House
6 dicembre – Ancona Teatro Sperimentale Lirio Arena
9 dicembre – Roma Monk
17 dicembre – Milano Teatro Filodrammatici
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