L’infanzia del conduttore

Stefano De Martino, quindi, si è aperto anche in relazione al suo passato, in particolare al rapporto con il padre, il quale è stato definito da lui come severo. Ecco le sue parole:

[…] Mio padre un padre non l’aveva avuto e dentro di lui quella mancanza, quell’impossibilità di confrontarsi con i pregi e i difetti, le illuminazioni e gli errori di chi avrebbe dovuto crescerlo aveva cambiato qualcosa per sempre. Senza esempio e senza memoria con me procedeva per esperimenti. Iniziò a trattarmi da adulto molto in fretta.

E scelse di responsabilizzarmi ed espormi ai rischi senza vietarmi nulla con un certo grado di consapevolezza. Sapeva che mettermi sotto una campana di vetro non mi avrebbe protetto dai pericoli e che proibire all’origine conduce sempre a voler infrangere i divieti. Decise di non pormi dei limiti perché i miei limiti, e quindi i miei confini, sapessi definirli da solo. Mi mise di fronte alla realtà e azzardando colpì nel segno.

Ha spiegato, quindi, che diventando papà di Santiago la sua prospettiva è radicalmente cambiata. Qui di seguito il racconto di Stefano De Martino:

da quando sono diventato padre il ribaltamento di prospettiva è impressionante. Come figlio giudichi, condanni e prima della riconciliazione cerchi, insegui e quasi pretendi con chi ti ha accudito lo scontro e la rottura. Da padre capisci per la prima volta cosa hanno provato i tuoi genitori quando non rispondevi al telefono e li facevi preoccupare inutilmente o ti ribellavi per partito preso. E di quel know-how, sapendo che l’errore è dietro l’angolo, ti devi far forza perché una via di fuga comunque non esiste. La porta è stretta e la serratura difettosa. Per entrare in un rapporto reale o in uno scambio sentimentale ci vuole la chiave giusta e non è detto che il mazzo la contenga.

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