Studio Resente Novella 2000 n. 35 2020

NEWS

Studio Resente: a Conte fatti, siamo inguaiati

Redazione | 19 Agosto 2020

Il punto di Alessandro Resente sulla situazione del Paese dopo lockdown e Coronavirus: come si guadagnerebbe il vero consenso. Molte […]

Il punto di Alessandro Resente sulla situazione del Paese dopo lockdown e Coronavirus: come si guadagnerebbe il vero consenso.

Molte delle persone che fanno parte della mia vita hanno avuto il piacere di conoscere mia mamma, la Noemi, e ne hanno apprezzato la simpatia, la saggezza e il gran cuore. Gradatamente, attraverso alcuni ricordi, vorrei farla scoprire anche a voi, amati lettori.

A scuola sono stato sempre abbastanza bravino, e lei non aveva mai avuto pensieri per me. Però succede che in terza media arriva una nuova insegnante di storia e geografia che subito, al primo colloquio, dice alla mamma che come studente non avevo grandi capacità e che era rimasta delusa rispetto alle aspettative che aveva.

Mia mamma si è limitata a raccontarmelo, e come al solito mi ha invitato a impegnarmi. Nessun commento, perché dovevo imparare che esiste il giudizio degli altri e lei aveva fiducia in me.

Passati alcuni mesi, al secondo colloquio, la professoressa ha cercato la mamma per scusarsi del giudizio affrettato, e che ero veramente bravo. Pensate come si è gonfiato il cuore della mamma e io come ho gioito per un giudizio altrui e perché la fiducia che mamma mi aveva dato era stata ampiamente ripagata.

Un episodio semplice, banale, ma che racchiude tutta una serie di insegnamenti di cui tutti dovrebbero far tesoro. Soprattutto i politici che ci stanno governando e il “perfetto” Conte.

Il giudizio di Resente sul Presidente Conte

Questo aneddoto mi è venuto in mente proprio quando l’ho sentito dire che ha lavorato fino a notte fonda e che lui ha sempre preso le decisioni giuste. Il giudizio non spetta a lui, ma al popolo italiano che subisce le sue decisioni e soprattutto del quale deve acquisire la fiducia.

Troppo facile autoincensarsi. Deve avere il coraggio di confrontarsi con le persone, con gli imprenditori, con i commercianti, e non rispondere solamente alle domande di giornalisti stabilite a tavolino.

Non so se vi è capitato di scrivere commenti non positivi per il Governo: subito si scatenano decine di persone che offendono. Ho preso da asino a idiota solo perché avevo espresso un’opinione. E cercano di bloccare il più possibile chi dissente…

Questo non mi è chiaro, ma ovviamente nessuno ne parla. Esiste tutto un gruppo di persone (spesso hanno solo un profilo senza foto) pronto a colpire. Io esprimo il mio pensiero, altri il loro senza che sia necessario controbattere: la libertà è questo. Poi non so se avete fatto caso, mentre un messaggio qualsiasi di WhatsApp può essere inoltrato ad altri cinque, quelli dissenzienti al massimo si possono inviare al massimo uno alla volta. E nessuno ne parla!

Il nuovo Decreto di Agosto

Analizzando i contenuti del nuovo Decreto Agosto mi è venuta forte l’immagine di un governo avido di soldi! Invece di mettere al centro i soggetti economici, ha pensato bene di chiedere ai poveri italiani di versare le imposte. Non ha voluto assolutamente prorogare la scadenza dei versamenti da unico, come aveva fatto l’anno scorso per i loro problemi, ma ha posticipato il versamento del secondo acconto, in scadenza entro la fine di novembre.

Ma gli imprenditori, i commercianti, i lavoratori autonomi non hanno i soldi adesso. Alcuni miei clienti hanno avuto un 2019 buono, hanno anche fatto investimenti e poi più di due mesi di chiusura per cui si sono mangiati quello che avevano messo da parte. Adesso come fanno?

Non vorrei ripetermi, ma il Decreto Liquidità, che secondo le parole di Conte doveva farci diventare tutti dei Paperoni, è stato poi lasciato al libero arbitrio delle banche con procedure complesse. E spesso esse hanno anticipato che non concedono fidi elevati (dovevano essere fino al 25% del fatturato) per evitare rischi, sebbene con garanzia al 90% dello Stato. Però, che fiducia! E lo Stato come aiuta le imprese che si vedono diminuire anche oltre il 70% del fatturato? Obbligandoli a non licenziare. Garantiamo il posto di lavoro, ma facciamo fallire l’azienda. Certo c’è la cassa integrazione, ma per le aziende ci sono costi aggiuntivi.

Tra furbizie e proclami

Sapete perché viene fatto questo? A parte che se le aziende licenziassero, si capirebbe il vero stato dell’economia. Ma l’Inps, pagando la cassa integrazione, risparmia rispetto l’indennità di disoccupazione che dovrebbe versare!

Furbi, vero? Tanto cosa interessa, se le persone prendono meno? Forse questa scelta di non licenziare è tipica dei ministeri. Ricordo ancora quando Renzi, da Presidente del Consiglio, ha fatto assumere migliaia di docenti per stare, nella maggior parte dei casi, a disposizione in aula insegnanti. Ma nessuno ha mai fatto il calcolo di quanto sia costata questa scelta?

Facile assumere, e poi per pagare aumentiamo le imposte o riduciamo la detraibilità delle spese. Ma sappiamo che tra imposte e Inps si arriva a superare il 70% dell’utile?

Allora caro Signor Conte, ritornando all’esempio di prima, il consenso non si impone, ma si conquista prendendo i giusti provvedimenti e pensando agli italiani e ai loro problemi. Senza furbizie o proclami, nella più completa libertà d’espressione!