Resente Novella 2000 n. 42 2022

Vip Style

Studio Resente: ci vogliono dieci, cento, mille Armani

Redazione | 5 Ottobre 2022

L’omaggio ad Armani Si sono concluse le sfilate del prêt-à-porter donna a Milano per la prossima Primavera/Estate 2023, e la […]

L’omaggio ad Armani

Si sono concluse le sfilate del prêt-à-porter donna a Milano per la prossima Primavera/Estate 2023, e la cosa che più mi ha colpito è stato il lungo e scrosciante applauso al termine della presentazione della prima linea di Giorgio Armani. Un applauso pieno di significati, non solo per la bellezza della sfilata e dei capi presentati in passerella ma perché per l’ennesima volta Armani ha innovato all’interno del suo stile, uno stile fatto di morbidezze, di destrutturazione, di ricerca nei tessuti, di tagli. Un capo Armani lo riconosci immediatamente. Ma quello che è bello è che lo puoi portare anche dopo diversi anni.

Giorgio Armani spesso viene definito il Re, King Giorgio, ma quello che ha fatto nel mondo della moda è storia. Ha saputo infrangere le regole dell’eleganza creando un nuovo concetto che ha rivoluzionato senza eccedere, e rispettando il buon gusto e soprattutto rendendo il vestirsi un piacere.

Se Time nel 1982 gli ha dedicato una copertina, sta a significare che il suo stile è stato qualcosa di dirompente, e le sue giacche destrutturate hanno rappresentato l’inizio di un nuovo ciclo nella moda.

Di fronte all’applauso Giorgio Armani ha chinato il capo, perché ha sempre rispettato il suo pubblico e i suoi clienti, e proprio per questo ha sempre sostenuto che un capo deve andare oltre le stagioni.

Lo stilista per antonomasia

Anche questa è stata una sfilata bellissima, preceduta alcuni giorni prima da quella di Emporio che aveva già fatto comprendere come sarebbe stata la prima linea, basata su una rivisitazione molto garbata dei capi iconici del suo stile, e che ha voluto rappresentare anche un atto d’amore verso le donne.

Quando escono in passerella, le giacche luminescenti illuminano ma non sono mai eccesive. Hanno quel garbo che per definire Armani è l’aggettivo più giusto.

La scelta dei colori diventa rassicurante, partendo dal sabbia e toccando il viola o il blu inchiostro, ma trovando l’elemento distintivo nel grèige (quella tonalità tra il grigio e il beige che è firma di Armani) che gradatamente si colora di oro.

Ho voluto dedicare questo articolo a Re Giorgio perché amo sempre di più il suo stile. I suoi pantaloni leggeri e morbidi sono un piacere unico. Egli rappresenta il concetto di stilista che anche i nuovi nomi dovrebbero cercare di perseguire. Finiamola con le pagliacciate, le cafonaggini! Basta con questa moda che rende tutto ridicolo… Ma che piacere si può trovare a indossare certi capi?

Veramente, sono super felice che la Fashion Week milanese abbia ritrovato la sua importanza. Però sono mancate le vere proposte. Si cerca l’evento, il rumore, ma quelli che devono parlare sono i vestiti.

Un spettacolo deludente

Per esempio, non ho compreso completamente la scelta di Dolce & Gabbana di chiedere l’intervento di Kim Kardashian per scegliere i capi che hanno caratterizzato il loro stile, e riproporli, aggiornati, in passerella! Tutto questo forse solo per il bisogno di far parlare… Invece io ho provato tristezza nel vedere in un certo senso il declino di un marchio. Ho sempre apprezzato e sostenuto le loro scelte, ma chiamare una persona che non si è mai distinta per l’eleganza, che ha basato tutta la sua vita sugli eccessi, mi ha profondamente deluso.

Questo continuo rivolgersi da parte di Dolce & Gabbana a fasce ristrette di clienti con le collezioni di Alta Moda e i gioielli, il notevole aumento dei prezzi che si è registrato negli ultimi anni dei loro capi, sta forse a dimostrare che si sono dimenticati di chi veramente ha contribuito al loro successo: le persone comuni.

La gente ha amato il loro stile. Quanti hanno fatto lo sforzo economico di comprarsi le loro scarpe, i loro occhiali, i jeans che rappresentavano per molti un desiderio? Adesso, specialmente in un periodo come questo, non ci si può dimenticare chi ti ha fatto grande. E poi, quest’ultima scelta per la collezione primavera/estate mi ha fatto decisamente riflettere. Il cliente è importante solo per l’aspetto economico…

Allora ricordo che Gianni Versace mi raccontava che si emozionava quando vedeva delle persone vestite con i suoi capi.

Per non parlare dell’evento organizzato da Moncler per festeggiare il 70° anniversario del marchio, con 1952 (anno di nascita) performer in Piazza del Duomo tra ballerini, musicisti e modelli tutti di bianco vestiti. Bello lo show, bella l’idea e il colpo d’occhio, ma si deve tornare a presentare vestiti. Creiamo scenografie importanti, facciamo allestimenti alternativi, ma si torni a creare abiti!

Anche in questa stagione purtroppo non abbiamo assistito alla consacrazione di nuovi nomi, di stilisti. I marchi sono sempre gli stessi, perché si continua ostinatamente a osannare da parte di certa stampa di moda idee o creazioni che non creano stile ma solo abiti immettibili, che non valorizzano la persona.

Torniamo a puntare sui vestiti

Armani, Versace, Ferrè, Valentino hanno avuto successo perché non hanno creato uno stile. Ognuno aveva una propria identificazione e si indirizzava a un preciso target di pubblico. Però, anche se con stile e immagini diverse, tutti basavano le loro proposte sull’eleganza, fatta di codici nuovi, di ricerca ma soprattutto grandi conoscitori della sartorialità e del corpo umano.

Certe loro creazioni, a distanza di anni, sono indimenticabili. Ricordiamo le camicie bianche o i completi in pelle lavorati a pizzo di Ferrè, il plissé di Krizia, gli abiti in maglia di metallo di Versace, il rosso Valentino!

A riprova di quanto sostengo basta vedere i vestiti indossati dagli attori a Venezia per la Mostra del Cinema. Sempre gli stessi marchi e massima eleganza, gli uomini la maggior parte in smoking, le donne in favolosi abiti da sera. Così come a un matrimonio si va sempre vestiti in un determinato modo, a una cena elegante, a un evento.

L’eleganza è un fil rouge attorno al quale chi sa far stile opera, riuscendo a dar forma ad abiti che, senza stravolgere, creano desiderio e soprattutto identificano. E questo vuol dire essere uno stilista!

a cura di Alessandro Resente