È un Teo Teocoli in vena di confessioni e racconti, quello che viene fuori dall’intervista pubblicata da Corriere.it. «Uscire dalla televisione – rivela – m’ha fatto incavolare, ma ora sono felice: canto, racconto storie, mi chiedono di fare Peo Pericoli e Caccamo e io, zac, glieli faccio». Tra una domanda e l’altra c’è anzitutto spazio per storie di famiglia: lo showman parla del rapporto con il padre e di un’infanzia difficile. «Ho sempre agito d’istinto – spiega inoltre – e anche per ignoranza non ho mai saputo confrontarmi serenamente con gli altri». Ha vissuto e continua a vivere la sua carriera in modo intenso, concedendosi anche qualche stravizio: «D’altra parte – dice – gli anni ’70 erano sesso, droga e rock and roll, atmosfera pazzesca, libertà, niente senso del peccato».

È così che, tra un racconto e l’altro, c’è spazio anche per parlare di droga: «Va bè, gli spinelli non li contiamo, uno dei più belli con Califano l’abbiamo fumato dopo Italia-Germania 4-3. Ho provato la metedrina, usata ai tempi da molti studenti sotto esami per studiare di notte. C’era talmente tanto da fare, come si poteva dormire? Risultato, occhi spalancati tre giorni di fila e da lì mai più. Cocaina? La prima pista ci ho starnutito su come Woody Allen in Io e Annie e m’hanno guardato storto. Poi ho imparato a non starnutire ma dire che m’abbia preso seriamente sarebbe una bugia. Fra l’altro la roba che circolava era meno pericolosa di quella di oggi. Comunque non ne vado fiero e alle mie figlie ho parlato chiaro».

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