Scavia Novella 2000 n. 33 2022

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Torniamo a sorridere con Stefano Scavia: il professore risponde

Redazione | 3 Agosto 2022

Stefano Scavia, professore e titolare di Odontoaestetichs a Milano 3, risponde alle domande dei lettori su sbiancamento, piorrea e tanto altro

Lo sbiancamento

Come funziona lo sbiancamento dentale dal dentista, e quanto dura?

Lo sbiancamento professionale prevede l’applicazione sui denti di un prodotto sbiancante attivato da una tecnologia come il laser o un device a luce fredda a raggi ultravioletti. Quest’ultima tecnologia sfrutta oltre 12.000 fibre ottiche associate a speciali lenti rivestiste con 30 strati filtranti in grado di generare un raggio focalizzato di luce fredda blu-ciano, che penetra in profondità attraverso lo smalto dentale attivando il prodotto sbiancante.

Grazie ai più avanzati sistemi di filtraggio, in grado di rimuove i raggi ultravioletti e infrarossi dannosi per i tessuti, è possibile garantire un trattamento non aggressivo e senza alcuna sensibilità.

La durata dipende dal colore di partenza del paziente e dalla sua aspettativa. Infatti, come succede per esempio con l’abbronzatura, il colore tende a regredire progressivamente con il passare del tempo.

L’effetto ottenuto può durare da alcuni mesi fino a un anno, qualora il paziente si attenga a un’igiene scrupolosa, si sottoponga alla pulizia dentale professionale con regolarità, ed eviti il più possibile sostanze in grado di macchiare i denti.

La piorrea

È vero che in alcuni casi non si può ricostruire l’osso intorno ai denti?

Quello che molti pazienti conoscono con il termine “piorrea” viene definita dagli specialisti come “parodontite cronica di tipo degenerativo”. Si tratta di una patologia dei tessuti che circondano e supportano i denti. Non solo delle gengive, ma anche dell’osso e del legamento parodontale.

Se non si intercetta e non si interviene tempestivamente la patologia con il tempo cronicizza e causa la progressiva degenerazione dei tessuti e successivamente la perdita degli elementi dentari. Molti pensano che non vi sia soluzione a questo problema, ma in realtà è possibile fare molto, sia sul lato della prevenzione attraverso visite specialistiche e protocolli specifici di igiene orale, sia sul lato terapeutico attraverso innovative procedure di decontaminazione e laserterapia.

La parte più avanzata e complessa del trattamento è poi quella chirurgica rigenerativa, che permette allo specialista, il chirurgo-parodontologo, di ricostruire e rigenerare i tessuti ossei intorno ai denti naturali con metodiche spesso microscopiche e minimamente invasive.

Intervento atraumatico

Mi può fare un esempio di intervento mini-invasivo?

Grazie all’utilizzo di avanzatissime tecniche chirurgiche minimamente invasive, che la nostra accademia M.I.D.A studia e insegna da diversi anni, abbiamo avuto la possibilità di aiutare un paziente che presentava la frattura della radice di un canino.

Il paziente manifestava delle esigenze estetiche e professionali tali da non poter rimanere con punti di sutura e provvisori mobili. In un’unica seduta abbiamo estratto il dente in maniera atraumatica, senza tagliare e senza lesionare alcun tipo di tessuto. Abbiamo contestualmente inserito l’impianto e ricostruito la parte di osso che si era riassorbita in seguito all’infiammazione causata dalla frattura. La gengiva, ritirata a causa del trauma, è stata anch’essa ricostruita attraverso una tecnica di micro-chirurgia non invasiva.

Abbiamo poi finalizzato l’intervento con la parte protesica: un provvisorio fissato direttamente all’impianto. Il paziente è arrivato con un dente rotto ed è uscito con un dente fisso, senza alcun tipo di taglio, ferita o alterazione estetica.

a cura di Stefano Scavia