Intervista con Francesco Bellia

Com’è nata la scelta di creare questa occasione di riconoscimento?

«Il Premio Donnafugata nasce dalle mie radici a Palma di Montechiaro, la città del Gattopardo. Notavo che nessuno aveva mai valorizzato davvero il legame tra il territorio e il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Così ho creato un format capace di raccontare Donnafugata, luogo immaginario, ma ispirato proprio alla nostra Palma, e di far conoscere questa storia attraverso personalità del mondo artistico, sportivo, imprenditoriale e sociale».

Cosa può dirci della serata del 12 dicembre?

«È stata un’edizione speciale: per omaggiare Agrigento Capitale della Cultura 2025 siamo stati ospiti del Teatro Pirandello, autentico salotto culturale agrigentino. Una cornice prestigiosa per un evento che mirava a unire spettacolo, cultura e identità».

La donna è stato il fulcro della serata.

«Sì. Ho voluto dare spazio non solo ai temi di cronaca, ma ai ruoli che le donne stanno conquistando. Ho chiesto ai premiati di portare un messaggio dedicato al mondo femminile, valorizzandone forza, talento e sensibilità».

Solo donne premiate?

«La maggior parte sì, per coerenza con l’impronta del Premio. Però è stato presente anche un noto attore molto amato dai giovani».

Un pensiero sul connubio donna–artista?

«Le donne hanno una potenza comunicativa unica. Uniscono tecnica e sensibilità, arrivano al pubblico con un’intensità che spesso supera quella maschile. Nel mondo artistico, a mio avviso, hanno una marcia in più».

Perché ha voluto Emanuela Tittocchia e Gloria Incorvaia alla conduzione?

«Gloria rappresenta la continuità, è la nostra padrona di casa. Ho voluto affiancarle Emanuela per creare un duo tutto al femminile: è una delle presentatrici più brillanti e la loro armonia ha dato ancora più eleganza alla serata. La loro presenza ha contribuito a rafforzare il messaggio del Premio, offrendo pubblico un racconto sensibile e coinvolgente».