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Scuola di seduzione: Viva le donne coraggio!

Francesco Fredella | 23 Giugno 2017

Mi ero da poco laureata quando ho avuto l’onore d’incontrare una grande donna, Rita Levi Montalcini. Minuta ed energica, curiosa […]

Mi ero da poco laureata quando ho avuto l’onore d’incontrare una grande donna, Rita Levi Montalcini. Minuta
ed energica, curiosa e determinata. Con un’infinita voglia di conoscere e scoprire. Lei si è messa in gioco fi no in fondo, sfidando i pregiudizi della sua epoca e della vita. Così come tante donne, anche meno fortunate e più semplici, sfidano la vita, combattono
il destino con un sogno in tasca, aggrappandosi con tutta la loro forza nella speranza di un domani diverso.
«Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, e coltivare il coraggio di ribellarsi», ci ricorda Rita Levi Montalcini. Lo stesso coraggio di Fortunata, la giovane madre protagonista dell’omonimo film diretto da Sergio Castellito, sceneggiatura di Margaret Mazzantini. Racconta di una donna con un matrimonio fallito alle spalle e una bambina di otto anni. Castellitto e Mazzantini ci fanno conoscere una donna con una vita affannata. Assetata di futuro. Fa la parrucchiera a domicilio e vive in una periferia desolante. Entra nelle case benestanti, colora i capelli delle donne. Li arriccia, li stira, li taglia. Il suo sorriso è come un compagno, nelle giornate interminabili.
Fa tutto questo mossa dal suo sogno: aprire un negozio di parrucchiera sfidando il suo destino, nel
tentativo di uscire dalla “zona grigia” verso la felicità.
Una donna che vuole «andare fi no in fondo, senza paura della fine, che tanto non si puó morire. Senza nemmeno cominciare, anche nei giorni senza sole», come canta Eva Pevarello nella sua Voglio andare fi no in fondo. Fortunata è pronta a tutto. È pronta ad aspettare. A lottare. A soffrire. Vuole arrivare. Anche se qualcosa di insolito, imprevedibile, destabilizzante, dovesse accadere. Per la prima volta, qualcuno la guarda per la donna che è, amandola veramente. Conosco molte donne con la stessa grinta di Fortunata. Hanno attraversato e attraversano lo spazio dello studio di psicoterapia lasciando frammenti del loro mondo, che come un puzzle confuso piano piano trovano la giusta posizione e il giusto incastro. Queste donne-amazzoni hanno in loro la forza delle emozioni che le conduce a trovare, comunque vada, una via possibile.

Eppure l’immaginario collettivo ha sempre, curiosamente, etichettato la donna come “sesso debole”. Invece no, le donne sono «in rinascita» (come canta Jack Folla) capaci di trasformare il mondo caduto addosso in un viatico di possibilità.
Affrontano le situazioni a viso aperto, gestendo la paura. Scavano dentro loro stesse. Si pongono una serie
infinita di perché. Vanno alla ricerca di risposte. Rinascono. Trovano dentro loro stesse le risorse per iniziare un nuovo cammino. Risorse magari sepolte da infinite paure e insicurezze.
Le donne sono capaci di “trasformare trasformandosi”, tanto che con la loro volontà è possibile, come ci suggerisce Jack Folla, «la primavera a novembre».

Il servizio è di Barbara Fabbroni
Scrivi alla psicologa e psicoterapeuta [email protected] Instagram @barbara_fabbroni

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