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Cinema 2000: Amiche in Affari e il guaio del sessismo femminile

Redazione | 6 Marzo 2020

L’uscita al cinema di Amiche in Affari offre l’opportunità di una riflessione più ampia sul problema del sessismo femminile: quanto […]

L’uscita al cinema di Amiche in Affari offre l’opportunità di una riflessione più ampia sul problema del sessismo femminile: quanto sono sessiste le donne?

Una nuova pellicola ricca di spunti interessanti, pur sotto forma di commedia, arriva dal cinema americano. Miguel Arteta dirige Amiche in affari, scritta da Sam Pitman e Adam Cole-Kelly.

La trama è molto semplice: due amiche affiatate, seppur con personalità diverse, decidono di fare un passo importante dando vita a un progetto imprenditoriale. Creano e gestiscono un’azienda di bellezza, dal nome Mia & Mel.

Gli affari all’inizio vanno a gonfie vele, ma poi le cose cambiano. Mia & Mel attraversa un momento faticoso, s’indebolisce, arrivano problemi difficili da gestire. Così alle due non resta che chiedere aiuto a una benefattrice senza scrupoli, che ha in testa solo un progetto: sottrarre loro l’azienda.

Le due amiche-socie affronteranno le loro differenze di personalità con il solo desiderio di salvare la loro amata attività. All’insegna della speranza, della solidità dell’amicizia e della capacità di guardare insieme nella stessa direzione.

Da Amiche in Affari emerge chiara la “Sindrome dell’Ape regina”. È inspiegabile quanto ancora le donne possano esprimere un sentimento di cattiveria e sfida verso il loro stesso sesso.

Cattiveria femminile e Sindrome dell’Ape Regina

Le donne hanno la capacità di essere profondamente cattive, quando si fanno guidare dalla gelosia e dal rancore nei confronti delle altre donne.

Se una donna ha successo ce n’è sicuramente un’altra che farà di tutto per oscurarla, per renderle la vita difficile fino a cercare di fregarle il posto.

Il comportamento da “Ape Regina” sembra essere ancora più radicato da quando l’emancipazione femminile si sta concretizzando come una realtà definita e certa.

L’Ape Regina ha un comportamento standardizzato: s’impegna, investe e combatte per conquistare la cima. Una volta arrivata, anziché favorire alleanze e sostenere altre donne, gira loro la schiena, entra in guerra con tutte per timore di perdere il posto di successo. Così veste il ruolo della “femmina alfa”, difendendo con i denti la sua posizione, cercando di eliminare potenziali concorrenti, soprattutto di sesso femminile, sgambettando tutte le potenziali rivali.

È una lotta incessante dove l’attenzione deve restare sempre all’erta, mai perdere la concentrazione.

La parola d’ordine sembra essere: vigilare sempre! La domanda sorge spontanea: cosa spinge una donna a essere ostile con un’altra donna?

Donne ostili e sessismo femminile

Dopo tutte le battaglie che le donne hanno affrontato, dovrebbero coalizzarsi tra di loro e non farsi la guerra. Che si voglia o no, la cosa sgradevole che emerge, riguarda la tendenza delle donne al sessismo. Sorpresi? Pensavate fosse solo un problema maschile? Ebbene no! È un dato certo: le donne sono più sessiste degli uomini, imbevute di una serie di pregiudizi che incarcera la mente. Bel guaio, non credete?

Nel XXI secolo siamo ancora all’età della pietra per quanto riguarda la collaborazione, la dinamicità dei rapporti, la consapevolezza che è il team ad avere successo, non il singolo.

Siamo oneste, una volta nella vita tutte lo abbiamo pensato, sono credenze che circolano da sempre e così il pensiero corre veloce tirando fuori vecchie credenze che si annidano nel pregiudizio più scontato: “una bella ragazza è stupida”, “se hai un bell’aspetto farai carriera solo per questo”. Perché siamo ancora qui? Semplicemente per non sentire il peso, spesso, del proprio fallimento.

La scelta più conveniente è quella di tirar fuori le unghie cercando di combattere per raggiungere l’obiettivo che si ha in mente. Così le donne sono capaci di tutto pur di arrivare ad avere un lavoro, tenersi un lavoro, piacere ai colleghi di lavoro, piacere agli uomini, piacere in generale, per essere prese sul serio, per sentirsi attribuire un valore, più valore rispetto alla collega.

Il rapporto con le “nemiche”

Il valore e la capacità di spiccare il volo nel successo dovrebbe rendere la donna più sicura e non considerare le altre nemiche, invece accade il contrario. Le altre non sono alleate, sono potenziali nemiche. In altre parole, minacciano la posizione acquisita, la meta conquistata. Così le trattiamo in modo diverso, prendiamo tutte le precauzioni per difenderci tirando fuori gli artigli più affilati.

Gelosia, invidia, paura, chissà? Tutte emozioni che nascono nel momento in cui vediamo, in qualcun’altra dello stesso sesso, quello che noi non abbiamo o crediamo di non avere.

Allora perché le donne sanno essere cattive con le altre donne? Semplicemente perché tirano fuori un comportamento da Ape Regina, vogliono primeggiare, vogliono sentirsi al centro del mondo nei confronti di chi può avercela fatta prima di loro.

Donne che hanno un DNA da streghe cattive perché hanno sperimentato la discriminazione sessuale, così tendono a replicare un atteggiamento di bullismo, spesso inconsapevole.

La donna con la Sindrome dell’Ape Regina è convinta che le donne tra di loro non vadano d’accordo soprattutto se sono donne di potere. È determinata nell’affermare che le donne tendono a rivaleggiare e a danneggiarsi a vicenda.

Le Api Regine sono emotive e viscerali, la discriminazione verso le altre si presenta solo quando arrivano ai vertici.

Il conflitto che nasce tra donne ha natura disfunzionale: tendono ad azzuffarsi, si becchettano istericamente, sono vendicative e non risolvono i problemi anzi tendono a stimolarli. Raramente accade che la cattiveria sia sedata dalla perseveranza della buona. E’ una lotta dura, faticosa, ma spesso può succedere che il pungiglione avvelenato dell’Ape Regina diventi il suo nemico, facendola soccombere.

Un consiglio: la gentilezza vince su tutto, non serve tirar fuori gli artigli, vivete con intelligenza e raggiungerete ogni obiettivo. Giocare una partita in maniera trasparente arricchisce la persona e il progetto.

a cura di Barbara Fabbroni