D'Ambrogio Novella 2000 n. 20 2021

NEWS

Alla ricerca di… Ronald Reagan con Elena D’Ambrogio

Redazione | 5 Maggio 2021

Ronald Reagan nel saggio sulla sua vita e imprese scritto dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano: Elena D’Ambrogio ci presenta il libro

Un attore (non eccellente) di Hollywood che diventa Presidente degli Stati Uniti d’America è una storia che più americana non si può. A quarant’anni dall’elezione di Ronald Reagan alla Casa Bianca, Gennaro Sangiuliano – direttore del Tg2 – propone una biografia inaspettata: Reagan, il presidente che cambiò la politica americana, per Mondadori.

Puntuale saggista, dopo i suoi scritti su Putin, Hillary Clinton, Trump e Il Nuovo Mao (Xi Jinping) contemporanei della politica mondiale, Sangiuliano ci riporta astutamente e saggiamente indietro nel tempo.

Reagan e il Sogno Americano

Perché questa lettura dovrebbe interessare a un lettore odierno? Il primo il fatto di Ronald Reagan, “Ronnie” per gli amici, proveniva da un’attività che non coincideva con una normale carriera dedicata alla politica. Nella sua corsa alla presidenza questa sua provenienza gli procurava vantaggi e svantaggi.

Il primo svantaggio: una certa perplessità nell’elettorato. Quanto ai vantaggi, evidenti erano le prerogative che gli derivavano da quella porzione di pubblico al quale la sua voce, impostata, dal timbro sicuro e gradevole era nota attraverso le brillanti radiocronache sportive.

È infatti alla radio che Reagan deve la sua iniziale notorietà. Solo successivamente la sua figura diviene familiare, attraverso il cinema. Possiamo dire che attraverso lo schermo televisivo era già “di casa”, molto più vicino dei signori dell’apparato di Washington, sicuramente gradito “a pelle” per la sua capacità di comunicare.

L’ascesa grazie allo sport

Successo che rappresenta in pieno la realizzazione del Sogno Americano, come ricorda Sangiuliano. Una famiglia povera di origine irlandese, il padre alcolizzato, la madre tutta presa dalla religione, nato in una località trascurata anche dalle mappe: Tampico, Illinois. E poi l’ascesa sociale, lenta e faticosa, i lavori umili per sopravvivere, il desiderio di migliorare la sua condizione attraverso lo studio. Infine, l’accesso all’Università, interdetta al suo censo, ma secondo una visione che più tipicamente americana non poteva essere, dovuto alla sua abilità nello sport.

Fu il football ad aprirgli l’accesso alla Eureka Università, che sebbene non fosse un’istituzione di grande prestigio quale Harward o Oxford lo portò alla laurea in economia e sociologia.

Dal primo matrimonio, con l’attrice Jane Wyman nasce la figlia Maureen. Ma dopo nove anni di nozze, in occasione dell’Oscar vinto da Jane, il matrimonio finisce. La differenza di talento artistico è fatale. Sarà solo con Nancy che Reagan troverà una stabilità affettiva destinata a durare dal 1952 sino alla sua morte, nel 2004.

Intervista a Gennaro Sangiuliano

Il racconto della vita di Reagan fatta da Gennaro Sangiuliano intrecciando la dimensione pubblica a quella privata ci impone qualche interrogativo che io rilancio al suo autore.

Direttore, se oggi avessi la possibilità di incontrare Reagan, cosa gli chiederesti?

“Tante cose, soprattutto in merito al suo liberismo economico a fronte di quello che invece è stato l’effetto della globalizzazione: come valuterebbe il rapporto tra liberalizzazione dell’economia e questa globalizzazione troppo estrema. E poi un’altra cosa. Lui che è stato nemico giurato del comunismo, che definì l’impero del male e che riuscì a sconfiggere, come vedrebbe il mutamento dei post comunisti nei radical chic che si sono saldati con gli interessi della grande finanza e del grande capitale”.

Probabilmente saprebbe trovare quell’ottimismo della volontà di cui parlava Craxi quando si riferiva a Reagan. È quella la strada giusta anche oggi, lo sappiamo, ma da che parte iniziamo?

“È possibile un parallelismo tra la grande depressione in cui si trovava l’occidente alla fine degli anni 70, quando le politiche sociali democratiche avevano portato a un’altissima inflazione, a un’alta disoccupazione e a un rallentamento dello sviluppo delle imprese.

Ricchezza che “gocciola”

La stessa situazione in cui ci ritroviamo oggi, dove la colpa non è di sicuro della pandemia, arrivata dove persisteva una situazione economica già compromessa. Da una decina d’anni l’Italia e l’intero occidente avevano perso smalto in economia. Reagan, consapevole che l’economia è anche fiducia, è anche un fattore psicologico individuale, a suo tempo fece appello all’ottimismo e alla rivoluzione conservatrice. Domandiamoci dunque se tutto ciò non servirebbe anche adesso”.

Per creare quella ricchezza “che gocciola” dall’alto al basso?

“Esatto, perché come allora si era iniziato a criminalizzare chiunque avesse denaro, chiunque fosse ricco, non capendo che invece dalla ricchezza di alcuni dipende il benessere degli altri. Quando si dice che la ricchezza gocciola è perché naturalmente si espande.

Per meglio spiegarsi, Reagan mise un bicchiere su un tavolo e cominciò a versare dell’acqua e quando l’acqua prese a fuoriuscire disse: ‘Vedete, si bagna anche chi è sotto’. Se sei benestante puoi permetterti delle cose in più che nell’acquistarle o nel realizzarle danno lavoro ad altri”.

Reagan come serbatoio di idee

Ronald Reagan è un esempio anche per non aver mai nascosto le sue umili origini. Anzi, anche quando divenne benestante la sua vita rimase abbastanza frugale.

“Lui si definiva l’uomo della Main street, il luogo del senso comune dell’America profonda e dell’americano medio che diventa quasi un luogo identitario. Come la nostra via Roma che troviamo in ogni paese d’Italia”.

Quanto può avere influito la sua gavetta sulla permanenza alla Casa Bianca?

“Ha fatto da rompighiaccio, perché dopo di lui altre persone del mondo dello spettacolo si sono avvicinate alla politica. In America Schwarzenegger, in Italia è arrivato Grillo, e anche Macron faceva teatro. Quando fu eletto gli chiesero ‘Può un attore fare il presidente?’. Lui rispose con una bat tuta molto efficace: ‘Può un politico non essere anche attore?'”.

Ho l’idea che recitasse semplicemente la vita. Che a volte è una commedia, a volte un romanzo, a volte un dramma. Recitare gli era così naturale perché rappresentava quello che viveva e lo sapeva esprimere perfettamente. Non per niente, a un certo punto fu definito “The Speech”, il discorso.

“Quello che avrebbe potuto essere un suo handicap – essere stato un attore – diventa un punto di vantaggio perché gli fa usare con maestria il mezzo televisivo. E il partito repubblicano, da elitario diventa popolare. L’età reaganiana non è un’anticaglia da relegare nel passato, ma un serbatoio di idee per il futuro”.

a cura di Elena D’Ambrogio