Resente Novella 2000 n. 43 2021

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Studio Resente: campioni del mondo… anche in pasticceria

Redazione | 14 Ottobre 2021

Prendendo spunton dalla vittoria dell’Italia ai campionati del mondo di pasticceria, Alessandro Resente risale alle ragioni del nostro talento

I protagonisti della vittoria

Orgoglioso di essere italiano, sempre di più. In un’estate così magica, dove abbiamo trionfato in molti sport, siamo riusciti a vincere anche la Coppa del mondo di pasticceria.

Primi! Un trionfo che non ci vedeva favoriti, ma con la costanza, il gusto e la professionalità la nostra squadra ha capovolto i pronostici.

La squadra italiana era formata da tre giovani pasticceri, ma già di esperienza. Lorenzo Puca, 32 anni, il capitano, maestro nelle sculture di zucchero, abruzzese, pastry chef alla pasticceria Pannamore di Vasto. Andrea Restuccia, 28 anni, maestro delle sculture in ghiaccio, calabrese, opera presso la pasticceria Guerrino di Fano. Massimo Pica, 36 anni, maestro nelle sculture di cioccolata, milanese con origini campane, ha da tempo aperto i suoi punti vendita a Milano.

Il team è stato coordinato dal Maestro pasticcere Alessandro Dalmasso e con la collaborazione dei precedenti Campioni del Mondo Italiani del 2015 Francesco Boccia, Emanuele Forcone e Fabrizio Donatone.

Questa vittoria è frutto di una preparazione durata 18 mesi, dove i giovani pasticceri hanno sostanzialmente rinunciato alle loro vite iniziando gli allenamenti alle 6.30 del mattino fino alle 23.00 della sera. Un lavoro basato sulla presentazione scenica e sul gusto, ma anche sulla precisione quasi maniacale nei vari passaggi provati un’infinità di volte, valutando le soluzioni migliori per evitare anche le più minime perdite di tempo.

Il concorso

Il tema del concorso, che ha una cadenza biennale, era “Tutta l’arte è imitazione della natura”, e gli azzurri hanno sviluppato i dolci richiesti incentrandoli sulle api con delle opere bellissime.

La squadra italiana ha presentato un dessert da condividere, una torta gelato, un dessert da ristorazione e un tavolo di presentazione di buffet artistico, in cui ha dominato una scultura di oltre un metro e sessanta in zucchero e cioccolato con protagonista un alveare che ha stupito tutti per la bellezza e l’imponenza.

Un successo ancora una volta determinato dalla classe e dal gusto italiano, che trova le basi nella tradizione dolciaria italiana la quale, sebbene meno appariscente, è caratterizzata da una bontà e da una qualità che gradatamente stanno conquistando il mondo intero.

Ogni zona o regione d’Italia ha i suoi dolci, legati in molti casi sia alle tradizioni popolari o alle festività. Pensiamo per esempio al Carnevale, con frittelle e galani, o al Natale con il panettone, che gradatamente sta espandendo il suo utilizzo. Tant’è che si sta imponendo anche a Ferragosto. Ma quant’è buono inzuppato nel latte o accompagnato da un buon vino passito…

E proprio per questo molti, tra cui il padre della pasticceria moderna Iginio Massari, lo stanno proponendo per tutto l’anno.

La leggenda del Panettone

E pensate che il panettone è nato nel Medioevo, quando era abitudine preparare in occasione del Natale dei pani molto ricchi che venivano poi distribuiti dal capofamiglia tra i propri commensali.

La leggenda narra che il panettone è nato alla corte di Ludovico Il Moro, signore di Milano nel XV secolo, quando, alla Vigilia del Natale, il cuoco inavvertitamente bruciò il dolce che aveva fatto per il banchetto.

Allora intervenne provvidenzialmente uno sguattero, che si era messo da parte un panetto di lievito per portarlo a casa e fare il suo dolce, e lo arricchì con farina, uova, zucchero, uvetta e canditi. E il panettone nacque così, morbido e soffice come siamo abituati a mangiarlo.

La storia del tiramisù

E che dire del tiramisù, ormai internazionalmente apprezzato, nato nelle colline del trevigiano negli anni ‘20/30 in una casa chiusa dove la maitresse era solita offrire ai clienti questo dolce che aveva proprio una funzione rigenerante, da cui il nome.

Tornando alla grande vittoria italiana. Questa dimostra per l’ennesima volta come, proprio per la nostra indole riusciamo, partendo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni, a essere innovativi. Perché alla base abbiamo il gusto, nel senso più ampio del termine.

Per niente il miglior cuoco al mondo è Massimo Bottura, che ovviamente dotato di un palato e una capacità creativa esagerati, ha saputo rielaborare piatti della tradizione presentandoli con abbinamenti e soluzioni innovativi.

Però – e ricordiamolo sempre – noi partiamo facilitati per la qualità delle nostre materie prime, che hanno sapori unici. È inutile che all’estero si vogliano copiare i nostri salumi, i nostri formaggi o i nostri vini. Potranno pure avere un nome somigliante, ma quello che conta è il sapore!

Proprio per questo continuo a criticare chi ha predisposto il Recovery Plan. Ci si è inchinati ai voleri dell’Europa tralasciando quelle che erano le nostre peculiarità e i nostri punti di forza.

Dovevamo cogliere l’occasione per promuovere il prodotto “Italia”, che molto spesso viene lasciato ai singoli, e non preoccuparci degli interessi degli altri stati dell’Unione Europea.

Si doveva riflettere sulle conseguenze che il debito avrà sulle future generazioni, e valutare quali potevano essere le soluzioni che avrebbero garantito una maggiore facilità di rientro.

Gli altri Stati hanno cercato di imporci delle linee guida per frenare la nostra forza, per cercare di limitarci. Ma com’è possibile che nella Comunità Europea si perda tempo a discutere sulla protezione del vino croato Prosek? Si capisce benissimo che si creerebbe confusione, e danneggerebbe il nostro Prosecco!

La Merkel è stata amata e votata in Germania perché ha fatto gli interessi del suo popolo e ha usato per questo l’Europa. Si prenda esempio! E intanto gli Italiani vincono a man bassa!

a cura di Alessandro Resente