Studio Resente Novella 2000 n. 32 2021

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Studio Resente: in troppi vanno all’estero meno tasse e più talenti in Italia

Redazione | 21 Luglio 2021

L’orgoglio italiano rinasca dalla vittoria degli Europei e il trionfo di Berrettini a Wimbledon: il parere del nostro Alessandro Resente

L’Italia sta vivendo un grande momento di euforia vista la vittoria degli Europei di calcio e il successo di Berrettini che, primo italiano in assoluto, è arrivato alla finale di Wimbledon, il torneo più importante. Questi successi denotano però come sempre la grande forza degli Italiani.

Abbiamo vissuto gli anni bui del tennis e adesso oltre la punta di diamante di Berrettini ci sono altri tennisti tra primi 30 della classifica mondiale. Per non parlare del calcio, dove abbiamo avuto una caduta senza precedenti, ma poi con un nuovo allenatore e una squadra siamo ritornati a essere grandi.

Perché siamo Italiani

Tutto questo perché siamo Italiani! Abbiamo una grinta, una capacità, una intelligenza che ci permettono di superare e risorgere.

Certe cose non si possono e non di devono dimenticare come quando, purtroppo, abbiamo registrato i primi casi di COVID-19. Allora tutti gli stati europei pronti a considerarci degli appestati! Ma poi il problema è diventato anche loro. Comunque adesso deve essere il nostro momento. Dobbiamo tutti darci da fare per ripartire e, come un nuovo risorgimento, recuperare e crescere facendo decollare la nostra economia. Ma dobbiamo tutti crederci e sentire forte il sentimento e l’orgoglio di essere italiani.

Vorrei anche che da parte di tutti ci fosse riconoscenza nei confronti di questo Paese. Non vorrei entrare nelle polemiche, ma sarebbe anche il caso di finirla da parte di sportivi, attori, cantanti, imprenditori e gruppi industriali di trasferire la residenza o la sede in paradisi fiscali per non pagare le imposte in Italia. Ma l’Italia ti ha dato la possibilità di arrivare ad essere quello che sei utilizzando i centri sportivi pubblici o godendo delle peculiarità e delle eccellenze del nostro paese!

L’esigenza di una riforma fiscale

Certo – e purtroppo se ne parla da anni – le imposte sono troppo alte in Italia. Ma bisogna essere grati al paese che ti ha dato le possibilità… Ovviamente, una riforma fiscale deve essere fatta. Uno non può lavorare per lasciare anche più del 70% tra imposte e contributi previdenziali!

Pensiamo che l’aliquota massima Irpef è del 43%, al quale deve essere aggiunta l’Irap del 3,9% e i contributi Inps minimo del 24%. Una simile tassazione demotiva.

Una riforma fiscale deve implicare diversi aspetti e questioni, compresa una rideterminazione e riduzione pesante della spesa pubblica, eliminando gli sprechi. E richiede anche una semplificazione della burocrazia.

La riduzione delle imposte farebbe sì che i dipendenti abbiano un maggior reddito, tale da incrementare i consumi e far crescere l’economia. Per gli imprenditori si creerebbe invece una maggiore liquidità, per nuovi investimenti e posti di lavoro.

Però la riforma fiscale si deve volere, ed è necessaria e fondamentale per dare slancio alla ripresa. E allora si finirebbe con queste residenze fittizie a Montecarlo, che sappiamo benissimo come funzionano.

Essere Italiani implica anche pagare le imposte in Italia. Solo in questo caso è giusto attribuire i meritati riconoscimenti, e forse questo è sfuggito al Presidente Mattarella in quanto si vanno a premiare i furbetti e si creano dei brutti esempi.

L’invito a Draghi

Per stimolare e fare forza alla ripresa è necessaria una grossa spinta da parte del governo, partendo come ribadito più volte dalle peculiarità e caratteristiche della nostra realtà, elementi che non sono stati ben considerati nel Recovery Plan.

Per questo, invito il Presidente Draghi a riconsiderare questi aspetti e porli al centro della sua strategia.

Nello stesso tempo finiamola di essere i buonisti dell’Europa. Il Presidente Mattarella si è recato in Francia per ricucire i rapporti. Ma perché? Forse ha dimenticato quello che hanno cercato di fare per distruggere – senza successo – la moda italiana provando a sviare i compratori con la programmazione di le sfilate che andavano ad accavallarsi alle milanesi. Per fortuna i risultati non ci sono stati, perché la nostra moda è concreta, è portabile, e rappresenta il nostro buon gusto. Mentre, quella francese, venendo a mancare i grandi stilisti e sarti, è solo un’accozzaglia di idee spesso ridicole e importabili.

Noi abbiamo permesso che diversi marchi siano stati acquistati da gruppi francesi che pensavano di portare nel loro Paese anche la nostra artigianalità e la professionalità. Ma non ci sono riusciti, perché ci vuole tradizione, esperienza, capacità e quel quid in più che solo noi abbiamo.

Dovremmo anche iniziare a capire che forse la Germania e la Francia hanno bisogno di noi. Dove trovano i Tedeschi posti meravigliosi, con sole e buona cucina, se non da noi? Roma, Venezia, Firenze… Ma quale altro Paese al mondo può vantarsi di avere delle città o per meglio dire dei musei a cielo aperto come noi.

Venezia, costruita sull’acqua, unica, frutto di una genialità incredibile che è di una bellezza che ti toglie il respiro! Roma, la storia del mondo ricca di monumenti come la Fontana di Trevi che quando la vedi rimani incantato dalla sua bellezza! Firenze, splendida con le sue Gallerie degli Uffizi forse più ricche del Louvre.

La ripresa deve rappresentare una svolta, un punto di partenza ma con una maggiore consapevolezza delle nostre capacità, delle nostre abilità, della bellezza del nostro paese.

Dobbiamo finire di permettere che altri stati imitino i nostri prodotti, dobbiamo pretendere rispetto. Inoltre, devono essere introdotte leggi che limitino la scalata di gruppi o imprenditori stranieri nei confronti di nostre aziende, che molto spesso poi vengono trasferite all’estero.

Poi una cosa molto semplice: chi non paga le imposte in Italia non può fregiarsi del marchio “Prodotto Italiano”. L’Italia e gli Italiani non devono più subire. Chi ci rappresenta deve volerlo.

Dobbiamo essere compatti e pensare che il futuro è nostro. Attuiamo le giuste riforme, partendo da quella fiscale, e facciamo si che la nostra artigianalità venga protetta creando anche dei percorsi di formazione ad hoc, e promuoviamo il più possibile i nostri prodotti da quelli alimentari all’arredamento alla moda!

a cura di Alessandro Resente