Di Barbara Fabbroni

Ed eccoci arrivati alla Giornata Mondiale dell’Orgasmo, ovvero: l’unico momento in cui il cervello finalmente tace senza chiedere scusa

Esiste davvero. Non è uno scherzo. Non è una scusa mal riuscita per arrivare tardi in ufficio. La Giornata Mondiale dell’Orgasmo è sul calendario dell’umanità. Sorpresi, vero? Una giornata dedicata a quell’istante glorioso in cui smettiamo di pensare, analizzare, pianificare, soffrire… e semplicemente facciamo “oh”.

L’orgasmo è l’unico evento capace di mettere in silenzioso per qualche secondo il cervello umano, che gira tra mille pensieri e considerazioni anche mentre dormiamo. È l’unico momento in cui non stiamo risolvendo problemi, non stiamo ricordando cose imbarazzanti e non stiamo domandandoci se siamo abbastanza. In quell’attimo siamo solo… abbastanza sudati.

Eppure l’orgasmo ha una pessima reputazione sociale. Se parli di mutuo nessuno arrossisce. Se dici “spread” vieni preso sul serio. Se dici “orgasmo” improvvisamente tutti guardano il soffitto, come se avessi evocato ciò che assolutamente non si può pronunciare. E dire che senza orgasmo l’umanità si sarebbe già estinta, ma continuiamo a fingere che sia un passatempo opzionale, tipo il burraco.

L’orgasmo è un anarchico. Non rispetta le scalette, ignora i tutorial, se ne frega delle aspettative. Arriva quando vuole, se vuole. A volte proprio non arriva e li si che la fatica raddoppia. Puoi programmare una call, una vacanza, una vita infelice… ma mai un orgasmo. Più lo aspetti, più lui si siede sul divano, accende Netflix e ti dice: “Forse domani … ma solo se sono nell’attimo giusto”.

Ci sono orgasmi epici, quelli che ti fanno guardare il soffitto come se avessi visto una visione mistica. E orgasmi così discreti che ti chiedi: “Era lui o era solo un’emozione gentile?”. Orgasmi solitari, vissuti con profonda dignità e playlist imbarazzanti. Orgasmi in coppia che sembrano una prova di coordinazione motoria degna delle Olimpiadi. E orgasmi mancati, che meritano una giornata mondiale tutta loro, possibilmente con supporto psicologico.

E poi c’è l’orgasmo femminile, che per secoli è stato trattato come un mito nordico: “Qualcuno dice di averlo visto, ma le mappe non sono chiare”. Studiato, analizzato, teorizzato, dissezionato come se fosse un fenomeno paranormale. Spoiler: esiste. Semplicemente non ama la fretta, l’ansia da prestazione e i cronometri.

La verità è che l’orgasmo è un atto profondamente sovversivo. In un mondo che ci vuole produttivi, lucidi, composti, l’orgasmo ci trova spettinati, vulnerabili, rumorosi e felicemente inutili. È il corpo che dice: “Scusa, adesso comando io”. È un colpo di stato biochimico.

La Giornata Mondiale dell’Orgasmo dovrebbe essere festa nazionale del piacere senza curriculum. Nessuna performance da dimostrare, nessuna medaglia da vincere, nessun applauso finale. L’orgasmo non si misura, non si confronta, non si posta con un filtro. O succede o non succede. E se non succede, va bene lo stesso: nessuna tragedia, nessun processo, solo una risata e via.

Celebriamo quindi l’orgasmo per quello che è: un momento in cui il corpo fa festa senza chiedere il permesso alla testa. Un promemoria fisiologico che non siamo nati solo per pagare tasse e rispondere “tutto bene” quando non lo è.

Buona Giornata Mondiale dell’Orgasmo.

Che sia esplosivo o educato, teatrale o timido, condiviso o splendidamente egoista.

L’importante è una cosa sola: che almeno per qualche secondo… la vita faccia “oh”.

E poi torniamo pure alla frenetica rincorsa degli appuntamenti, impegni e scadenze. Ma sicuramente rilassati.

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