Grazia per Franco Cioni e il giovane Hamad valutando attentamente il percorso rieducativo e l’umanità dei casi

In un momento di profonda riflessione sulla funzione rieducativa della pena, il Presidente Sergio Mattarella ha deciso di esercitare i propri poteri costituzionali con clemenza. Il Capo dello Stato ha infatti firmato cinque decreti di grazia, un atto che giunge dopo un’attenta analisi dei percorsi personali compiuti dai singoli condannati. Questi provvedimenti non cancellano il passato, ma riconoscono che il tempo e il pentimento hanno trasformato profondamente le vite di coloro che oggi tornano liberi. Tra le figure che emergono da questo atto di umanità spicca certamente la vicenda drammatica di Franco Cioni, un uomo la cui storia ha commosso l’opinione pubblica.

La vicenda di Franco Cioni

La vicenda di Franco Cioni rappresenta uno degli spaccati più dolorosi della cronaca recente poiché l’uomo scelse di soffocare la moglie ormai giunta allo stadio terminale. Egli agì spinto da una disperazione cieca e da un amore devastante, non sopportando più di vedere la propria compagna soffrire senza alcuna speranza di guarigione. Il gesto estremo di Cioni aveva riacceso il dibattito nazionale sui confini della pietà umana e sulla gestione del fine vita nelle situazioni di estrema fragilità. La decisione di Mattarella riconosce il carico emotivo insopportabile di quel momento, valutando come la giustizia possa talvolta lasciare spazio a una comprensione superiore del dolore.

La grazia del giovane Hamad

Un altro caso emblematico che ha trovato accoglimento presso il Colle riguarda il giovane Hamad, uno studente universitario libico con un futuro promettente nel mondo del calcio. La sua storia racconta il dramma di molti migranti che diventano vittime dei trafficanti di esseri umani durante le pericolose traversate nel Mar Mediterraneo. Le indagini hanno confermato che Hamad fu costretto con la forza a guidare l’imbarcazione, diventando uno scafista suo malgrado per poter salvare la propria vita e quella degli altri. Il perdono presidenziale restituisce ora la libertà a un ragazzo che sognava soltanto un’esistenza sicura lontano dalla guerra e dalle violenze del proprio paese d’origine.

Tra i destinatari del provvedimento figura anche Alessandro Ciappei, condannato precedentemente alla pena di dieci mesi di reclusione per un reato di truffa commesso nel lontano duemilaquattordici. Nonostante la natura meno tragica del reato rispetto agli altri casi, il Quirinale ha valutato positivamente il tempo trascorso e il perfetto reinserimento sociale dell’uomo.

Oltre a questi tre nomi, la grazia ha riguardato altre due persone che hanno dimostrato nel tempo un comportamento impeccabile e una reale volontà di riparare i propri errori. Ogni firma apposta dal Presidente rappresenta un segnale forte verso un sistema giudiziario che mette sempre la centralità della persona al di sopra del freddo codice.

Il Quirinale ha chiarito attraverso il proprio sito ufficiale che tali scelte derivano da una rigorosa istruttoria condotta dal Ministero della Giustizia su ogni singola posizione. I decreti tengono conto del parere favorevole delle autorità giudiziarie competenti e della necessità di bilanciare il rigore della legge con le esigenze di giustizia sostanziale. La firma di Sergio Mattarella chiude così capitoli di sofferenza umana, offrendo a questi cinque individui la possibilità di guardare al futuro con una rinnovata e meritata speranza. Questo atto istituzionale conferma ancora una volta quanto sia fondamentale il ruolo del Presidente come garante dei valori di umanità e di civile convivenza della nazione.

I cinque detenuti graziati

Bardhyl Zenel

Bardhyl Zeneli, nato nel 1962, condannato alla pena di anni uno e mesi sei di reclusione per il delitto di evasione dagli arresti domiciliari.  Nel concedere la grazia per l’intera pena oggetto della condanna il Presidente della Repubblica ha tenuto conto dei pareri favorevoli espressi dal Magistrato di sorveglianza e dal Procuratore generale che hanno evidenziato come il fatto per cui l’imputato venne condannato (essersi allontanato dalla abitazione ove si trovava sottoposto all’obbligo di dimora) non integra la fattispecie di evasione e quindi non costituisce reato.

Cioni Franco

Cioni Franco, nato nel 1948, condannato a sei anni, quattro mesi e venti giorni di reclusione per il delitto di omicidio volontario della moglie, affetta da malattia in stato terminale e con la quale era sentimentalmente legato da cinquanta anni, commesso nell’aprile del 2021. Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena detentiva ancora da espiare (pari a cinque anni e sei mesi di reclusione) il Capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal Procuratore Generale e dal Magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato, dell’intervenuto perdono da parte della sorella della vittima e della particolare condizione in cui è maturato l’episodio delittuoso.

Ciappei Alessandro

Ciappei Alessandro, nato nel 1974, condannato alla pena di dieci mesi di reclusione per il delitto di truffa, commesso nel 2014. Nell’adottare l’atto di clemenza per la pena residua da espiare (nove mesi e tre giorni di reclusione) il Presidente della Repubblica ha tenuto conto della modesta gravità concreta del fatto e dell’occasionalità della condotta illecita, del lungo tempo trascorso della sua commissione e della situazione personale del condannato, che risiede e lavora all’estero ove ha ricostituito il suo percorso di vita.

Spezzuti Gabriele

Spezzuti Gabriele, nato nel 1968, condannato alla pena detentiva della reclusione, espiata fino al 2014, e alla pena pecuniaria di novantamila euro di multa per delitti in materia di sostanze stupefacenti, commessi nel 2005. Nell’adottare l’atto di clemenza per la pena pecuniaria residua da eseguire (ottantamila euro di multa) il Presidente della Repubblica ha tenuto conto dell’avvenuta espiazione della pena detentiva, del lungo tempo trascorso dalla commissione dei fatti, ai quali non è seguita nessuna altra condotta illecita, e delle disagiate condizioni di vita del condannato.

Abdelkarim Alla F. Hanad

Abdelkarim Alla F. Hamad, nato nel 1995, condannato alla pena complessiva di trenta anni di reclusione per delitti di concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, per fatti avvenuti nel 2015. Nel concedere la grazia parziale – che ha estinto una parte della pena detentiva ancora da espiare – il Capo dello Stato ha tenuto conto del parere favorevole del Ministro della Giustizia, della giovane età del condannato al momento del fatto, della circostanza che nel lungo periodo di detenzione di oltre dieci anni sinora espiata dall’agosto del 2015, lo stesso ha dato ampia prova di un proficuo percorso di recupero avviato in carcere, come riconosciuto dal magistrato di sorveglianza, nonché del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato.

Ciò è stato evidenziato anche dai Giudici della Corte d’appello di Messina i quali, nel rigettare l’istanza di revisione per ragioni processuali, hanno sottolineato che per “ridurre lo scarto indubbiamente esistente tra il diritto e la pena legalmente applicata e la dimensione morale della effettiva colpevolezza”, si può fare ricorso solo all’istituto della grazia che consente di ridurre o commutare una parte della pena”.

Dario Lessa