Famiglia nel bosco di Palmoli: perché la Corte d’Appello ha respinto il ricorso dei genitori
Resta la sospensione della potestà genitoriale: decisive le condizioni di vita, istruzione e salute dei tre minori La famiglia viveva…
Resta la sospensione della potestà genitoriale: decisive le condizioni di vita, istruzione e salute dei tre minori
La famiglia viveva isolata in un casolare nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. La vicenda non ha ancora trovato una soluzione. La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto il ricorso presentato da Catherine e Nathan Trevallion Birmingham.
I giudici hanno confermato l’ordinanza del Tribunale per i minorenni. Il provvedimento prevede la sospensione della potestà genitoriale. I tre figli restano quindi in una casa-famiglia a Vasto.
La decisione della Corte d’Appello
La Corte ha chiarito che l’allontanamento dei bambini non ha carattere definitivo. I giudici hanno adottato una misura temporanea per tutelare i minori.
La Corte potrà rivedere il provvedimento solo se la famiglia dimostrerà condizioni nuove, adeguate e stabili.
Il diritto alla famiglia e i suoi limiti
Nell’ordinanza, la Corte richiama la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il diritto del minore a vivere con la propria famiglia resta fondamentale. Tuttavia, non ha valore assoluto. I giudici possono limitarlo quando l’ambiente familiare non garantisce una crescita serena e sicura.
L’allontanamento dai genitori rappresenta una misura grave. Tuttavia, le autorità possono adottarla quando serve a proteggere il benessere fisico e psicologico dei bambini.
Le condizioni della casa nel bosco
La Corte ha valutato anche l’abitazione della famiglia. Il casolare non rischiava il crollo, ma presentava gravi carenze.
La casa non aveva servizi igienici interni. Mancavano anche gli impianti essenziali. Secondo i giudici, l’abitazione non offriva condizioni adeguate per tre bambini piccoli.
L’isolamento e la mancanza di socializzazione
I servizi sociali hanno segnalato un forte isolamento. I bambini non frequentavano la scuola. Non partecipavano ad attività sportive o ricreative. Non avevano contatti con altri coetanei. I minori vivevano in un contesto molto chiuso. Il rapporto restava limitato ai genitori. Mancavano contatti con insegnanti, educatori o istituzioni. La Corte ha ritenuto questa situazione dannosa per lo sviluppo emotivo e relazionale.
Le criticità sul piano dell’istruzione
La Corte ha analizzato anche il percorso scolastico. I genitori avevano presentato documentazione sulla scuola parentale. Tuttavia, le competenze reali della figlia maggiore sono risultate molto basse.
Dopo l’ingresso in casa-famiglia, gli operatori hanno accertato che la bambina non sapeva leggere né scrivere.
Le preoccupazioni per la salute
I giudici hanno rilevato diverse criticità sul piano sanitario. I bambini non avevano completato il ciclo vaccinale.
I genitori non avevano autorizzato alcuni esami specialistici prescritti dalla pediatra. La Corte ha dato grande peso a questa opposizione.
La posizione della difesa
Secondo l’avvocata Danila Solinas, la decisione non rappresenta una bocciatura definitiva della famiglia. La legale ha spiegato che il rigetto del ricorso risultava prevedibile.
La Corte, infatti, ha valutato solo la situazione esistente prima del 13 novembre.
Come è iniziata la vicenda
Il caso è emerso nel 2024 dopo un’intossicazione da funghi. L’episodio ha portato l’intera famiglia in ospedale a Lanciano.
Dopo la segnalazione, le autorità hanno attivato i servizi sociali. Il 20 novembre, gli operatori hanno allontanato i tre bambini dai genitori.
Il futuro della famiglia
Ora la decisione passa di nuovo al Tribunale per i minorenni dell’Aquila. I giudici dovranno valutare i cambiamenti annunciati dalla coppia. Solo dopo questa verifica potrà aprirsi la possibilità di un graduale riavvicinamento.