Bergamo: dopo l’aggressione al figlio in stazione il giovane rapinatore torna in libertà nonostante le promesse di espulsione fatte dalle autorità alla famiglia della vittima

La tensione sale vertiginosamente a Bergamo a causa di un episodio di cronaca che mette in luce le profonde falle del sistema di sicurezza urbana locale. Un padre ha denunciato pubblicamente l’aggressione subita dal figlio quindicenne presso la stazione ferroviaria per mano di un diciannovenne di origini marocchine residente nel comune di Almenno. Secondo il racconto dei familiari, le autorità avevano promesso l’espulsione immediata del malvivente in cambio di una formale e coraggiosa querela da parte della giovane vittima. «Mio figlio a 15 anni già rapinato due volte. E il maranza che l’ha aggredito dopo tre giorni è tornato a casa» ha affermato il padre.

Nonostante la denuncia sia stata presentata con tempestività, il presunto aggressore ha riottenuto la libertà dopo appena tre giorni di fermo tornando a circolare senza alcuna restrizione apparente.

La seconda rapina subita

Il diciannovenne avrebbe avvicinato l’adolescente con fare minaccioso sottraendogli i beni personali prima di dileguarsi rapidamente tra la folla che frequenta abitualmente lo scalo ferroviario bergamasco. Il genitore sottolinea con estrema amarezza che questa rappresenta la seconda rapina subita dal figlio in pochissimo tempo trasformando un semplice tragitto quotidiano in un incubo ricorrente. La famiglia descrive il colpevole come un esponente dei maranza, termine utilizzato per indicare giovani che ostentano comportamenti aggressivi e spregiudicati nelle zone periferiche.

Il retroscena della vicenda rivela un profondo senso di abbandono da parte delle istituzioni che sembrano non riuscire a garantire la certezza della pena promessa. Il padre del quindicenne spiega che gli era stato assicurato un provvedimento drastico per allontanare definitivamente il soggetto pericoloso dal territorio nazionale dopo l’identificazione ufficiale. Vedere il rapinatore nuovamente in strada dopo poche ore ha invece generato uno shock profondo e una perdita di fiducia verso gli apparati di giustizia ordinaria. La comunità locale osserva con crescente preoccupazione questi fenomeni di microcriminalità che colpiscono i soggetti più fragili e minano la serenità delle famiglie residenti nei comuni limitrofi.

Ad oggi il quindicenne vive con il timore costante di incrociare nuovamente il suo aguzzino proprio in quei luoghi che dovrebbe frequentare per studio o svago. Il caso solleva interrogativi urgenti sulla gestione dei decreti di espulsione e sulla reale efficacia delle misure cautelari previste per i reati di rapina aggravata. Resta il grido d’aiuto di un genitore che chiede protezione reale e non semplici promesse verbali destinate a infrangersi contro la dura realtà dei fatti burocratici. La sicurezza della stazione di Bergamo torna così al centro del dibattito politico richiedendo interventi strutturali che vadano oltre la semplice pattuglia di sorveglianza occasionale.

Dario Lessa