L’emicrania è un tema di cui abbiamo già parlato in passato in queste pagine. Ma è una patologia, ufficialmente riconosciuta come invalidante, che colpisce sempre più persone. Solo in Italia si parla di circa 8 milioni di individui, soprattutto donne, con attacchi che possono anche essere molto forti, durare più giorni, e danneggiare gravemente la qualità della vita (con effetti paragonabili a quelli provocati da malattie come il diabete, demenza, tetraplegia e psicosi).

Alla sofferenza personale, si aggiunge un elevato costo per la società e il sistema sanitario pubblico.

Cause sconosciute

Le cause scatenanti una attacco di emicrania possono essere psicologiche (stress), ormonali (per esempio legate al ciclo mestruale), fisiche (traumi, cambiamenti, abuso di alcol o altre sostanze). Ma le dinamiche profonde dell’emicrania sono ancora sconosciute. Per questo, le cure farmacologiche non sono sempre efficaci.

Nel nostro studio abbiamo messo a punto un protocollo di intervento che combina l’uso di tossina botulinica ed eventualemente microchirurgia che si è rivelato efficace per la cura di emicranie associate all’infiammazione del nervo trigemino, a partire dalle diramazioni che attraversano i muscoli corrugatori delle sopracciglia (il tipico mal di testa che colpisce la zona intorno all’occhio).

Il nostro protocollo di intervento, che tra i primi in Italia proponiamo ormai da diversi anni con successo, è stato pubblicato sull’ultimo numero di The Journal of Headache and Pain, una delle più prestigiose riviste scientifiche del settore. Un riconoscimento da parte della comunità scientifica di un’azione terapeutica capace di dare sollievo ai moltissimi pazienti affetti da cefalea cronica, che non trovano pace con le cure tradizionali.

Come nasce una terapia

Il punto di partenza è un’osservazione scientifica: l’iperattività del muscolo corrugatore (quello che ci fa prendere la tipica espressione di dispiacere o rabbia) può avere un ruolo importante nello scatenarsi di un attacco di emicrania.

Nello specifico, le ripetute contrazioni del muscolo possono infiammare le diramazioni del nervo trigemino che gli passano sopra.

In passato, durante trattamenti di medicina estetica, è stato osservato che i pazienti che soffrono di emicrania avevano sollievo dopo le iniezioni di tossina botulinica utilizzata per distendere le rughe glabellari, quelle che si formano tra le sopracciglia.

Le iniezioni allentavano la mobilità del muscolo corrugatore, indebolendo la sua azione contro le diramazioni nervose. Dunque, evitavano o riducevano gli stati infiammatori alla base dell’attacco di emicrania.

Gli studi scientifici hanno poi confermato l’ipotesi, e il trattamento dell’emicrania con la tossina botulinica è oggi una procedura riconosciuta ufficialmente dalla comunità medica internazionale.

Chi sono i candidati

Per i pazienti che soffrono di emicrania cronica, hanno avuto una risposta positiva al trattamento con il botulino ma vogliono una soluzione definitiva che non richieda periodiche iniezioni di botox, il nostro protocollo prevede un intervento in microchirugia per interrompere il muscolo corrugatore e impedirgli così in modo definitivo di infiammare il trigemino.

Prima di intervenire chirurgicamente – sottolineamo – è comunque necessario seguire il trattamento con la tossina botulinica per almeno tre cicli. È un passaggio fondamentale, che serve per valutare la risposta del paziente e anche per pianificare con precisione l’operazione chirurgica.

Il sollievo di avere la testa libera

Dopo l’intervento, il paziente perde la capacità di corrugare le sopracciglia. In alcuni casi, la distensione della fronte è una conseguenza anche gradita per alcuni uomini e alcune donne, soprattutto di età non giovanissima. Ma per tutti il sollievo di non avere sempre mal di testa è in genere considerato un beneficio che supera il costo in termini di espressività.

Nei casi citati nell’articolo pubblicato da The Journal of Headache and Pain i pazienti sottoposti al trattamento sono passati da avere in media un attacco di emicrania al giorno ad averne al massimo un paio al mese, e di intensità inferiore.

a cura di Alessandro Gualdi