Il conduttore pugliese svela il suo entusiasmo, le difficoltà in pista e l’amore per sua madre, tra lavoro, famiglia e sfide quotidiane

Beppe Convertini è un mezzo Pinocchio: a ballare è un pezzo di legno, ma a differenza del burattino di Collodi non dice bugie. Lo ammette lui stesso, senza giri di parole: «Sono un pezzo di legno». Lo ripete come un mantra, lo dice ai giudici, al pubblico, perfino alle sorelle Maria e Anna che ormai hanno smesso di illudersi. O, forse, conoscendolo, non si sono mai illuse che potesse vincere Ballando con le stelle.

L’uomo che si sveglia all’alba per raccontare l’Italia del weekend non perde mai il sorriso nemmeno davanti a una giuria che lo demolisce ogni sabato sera. A Ballando con le Stelle balla peggio di tutti (e lo sa) ma continua imperterrito a scendere in pista con l’entusiasmo di un ragazzino alla sua prima festa di compleanno.

Tra notti insonni (finisce di ballare alle 2 di notte e alle 5 di mattina è già in piedi per Uno Mattina in Famiglia), una madre 88enne con gli occhi che brillano davanti alla tv e la solidarietà di un popolo che lo adora proprio perché «scarso ma autentico», il conduttore pugliese racconta perché non molla. Spoiler: non è per vincere.

«Io sono cosciente dei miei limiti, infatti sono il primo a dire che sono un pezzo di legno. Ma il bello di un programma come Ballando con le stelle è proprio questo: se tutti fossero già ballerini, che senso avrebbe? La cosa divertente è vedere i progressi che si fanno. Ricordarsi due minuti di coreografia non è facile per chi non sa ballare. Questa è la prima volta in assoluto che ballo in vita mia, ed è entusiasmante riuscire a fare i passi».

Quindi si sta divertendo?

«Tantissimo. Faccio Ballando con le stelle solo per mia madre. Ho ricevuto la chiamata il giorno del suo 88° compleanno, quando stavo per andare a cena con tutta la famiglia. Milly mi ha chiamato e mamma ha sentito, i suoi occhi si sono illuminati, erano pieni di gioia. L’ho fatto solo ed esclusivamente per l’amore che provo per lei»

Le mamme vedono sempre tutti i figli belli e bravi: la sua che dice dei suoi balli?

«Mamma è molto obiettiva. Lei sa benissimo che non sapevo ballare. Qualche volta l’ho portata a ballare dopo che papà è morto 35 anni fa, quando lei aveva 53 anni e lui 57. Lei sa che sono un pezzo di legno, però è contenta lo stesso. Le mie sorelle sono consapevoli pure loro, ma mi dicono di andare avanti così»

Come si trova con Veera, la sua maestra?

«Vera è bravissima e molto paziente, ha molta cura del suo concorrente. Lei sa quello che posso fare, come posso farlo e soprattutto da dove siamo partiti. La giuria mi attacca? Stanno lì perché devono dire cose, e finché si rimane rispettosi, educati e garbati si può accettare tutto. Quando eccedono è inaccettabile, perché l’educazione, il rispetto e il garbo sono i valori per i quali lotto ogni giorno»

È stato ribattezzato “uomo medio”. Le ha dato fastidio?

«Macché! Sono fantasticamente felice di esserlo, onorato di essere un provinciale. Arrivo da Martina Franca, una città bellissima della provincia di Taranto, della mia Puglia che amo profondamente. L’uomo medio è uno che fa sacrifici, va a lavorare, è rigoroso, ha mitezza d’animo, garbo, educazione, rispetto. Le mie radici sono le fondamenta della mia vita, la mia famiglia è la mia forza»

Ma nella sua cerchia ristretta, amici veri, parenti che non hanno peli sulla lingua, nessuno le ha detto: “Beppe, ma chi te l’ha fatto fare? Cambia programma”?

«No, sono tutti solidali. C’è una grande solidarietà della gente. Vado in giro ovunque, negli spettacoli che presento incontro tantissime persone e mi incitano ad andare avanti perché dicono che devo andare contro il bigottismo, la cattiveria gratuita e soprattutto la maleducazione»

L’annuncio della sua partecipazione è arrivato a fine agosto, il programma è partito a fine settembre. Gli altri concorrenti hanno avuto tempo di allenarsi di nascosto, fare lezioncine private… Perché lei no?

«Non ho potuto allenarmi come gli altri perché ero impegnato con Azzurro-Storie di mare. C’erano pochi giorni da quando ci siamo incontrati con Veera. Come fai a prepararti? Gli altri sono andati a fare lezione, ok, molti sono già bravi di loro per talento… Io mi sono buttato»

Ballando con le stelle non è un avanzamento di carriera, è un’esperienza che come si apre si chiude. Quindi, a parte sua madre, con quali aspettative ha detto sì?

«Non avevo nessuna aspettativa. L’ho fatto per mia madre, punto e basta. L’unica aspettativa era divertirmi, fare un’esperienza memorabile perché comunque Ballando è Ballando. Pensavo che avrei imparato a ballare, un’arte lontana anni luce da me. Io sono a Martina Franca e il ballo è in Australia, siamo agli antipodi»

Nel weekend, se già negli anni scorsi dormiva poco, adesso non dorme proprio più.

«Il sabato alle 6 sono già sveglio per la diretta di Uno Mattina in Famiglia. La sera ballo e torno a casa anche dopo le 2 di notte. La domenica alle 5 sono di nuovo in studio. Ma quando mi sveglio al mattino incontro operatori ecologici che lavorano tutta la notte, i fornai che hanno fatto il pane e tutte quelle persone che si fanno il mazzo per portare avanti una famiglia, dargli la possibilità di mettere un piatto in tavola a pranzo e cena mi rendo conto che sono un uomo fortunato perché faccio un lavoro che mi piace, anche se ho fatto tanta gavetta per decine di anni»

Tutti dicono sempre “Ballando è una grande famiglia”, ma poi quando la competizione si fa dura questa grande amicizia dove va a finire? Com’è davvero l’atmosfera dietro le quinte?

«Io non sono competitivo. Con Filippo Magnini e Francesca Fialdini avevo definito il nostro “trio dei normaloni”. Nelle prime settimane pensavo che loro ballassero non benissimo perché erano preoccupati. Quando li ho visti ballare ho detto: “Qua l’unico normalone sono io”. Sono felice del percorso di Francesca. Io non sono competitivo e poi sono talmente scarso che dalla competizione mi tiro fuori da solo. Anzi, sono in competizione con me stesso per imparare a fare i passi»

Ultima domanda, cattiva: quando si è visto a ballare in tv, cos’ha pensato davvero?

«Ma io lo sapevo che sarebbe andata così. Eppure ero molto contento lo stesso. Sono abituato a lottare, ho lottato tutta la vita da quando avevo 17 anni. Ho dovuto affrontare prove difficili, quasi impossibili: la morte di papà, la conseguente presa di responsabilità di una famiglia. Con le mie sorelle abbiamo rotto i nostri salvadanai e contavamo le monete 100 lire per pagare le bollette.

Papà lavorava come camionista, prima di ammalarsi si svegliava alle 5 tutte le mattine e ha sempre lavorato per la sua famiglia, ma in modo precario. Sono cresciuto in una famiglia molto umile ma di grande dignità. Mi dicono che non so ballare? Lo so anch’io, come so che i problemi della vita sono altri. Ballando con le stelle per me è un gioco»

Margherita Fiori

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