Il video privato di Stefano De Martino e della fidanzata Caroline è stato trafugato da hacker e sta circolando su WhatsApp. Chi lo inoltra rischia gravi conseguenze penali. La legge punisce non solo chi crea o ruba il contenuto, ma anche chi lo condivide consapevolmente.

Il video di Stefano De Martino, cosa si rischia

Dopo lo scandalo che travolse Belen Rodriguez nel 2011, oggi è Stefano De Martino – ex marito della showgirl – a finire nel mirino di una grave violazione della privacy. Come riportato da Fanpage.it, il giornalista Gennaro Marco Duello ha approfondito la notizia del video privato che ritrae De Martino insieme alla compagna Caroline. Filmato rubato tramite un sofisticato attacco informatico alle telecamere di sorveglianza dell’abitazione di lei.

LEGGI ANCHE: È morto Pippo Baudo, aveva 89 anni

Secondo quanto riportato anche dalla penna di Gabriele Parpiglia per Affari Italiani, il sistema di videosorveglianza era di tipo chiuso, accessibile solo ai proprietari. E no, il video di Stefano De Martino e della sua compagna non destinato alla registrazione o alla diffusione pubblica. Tuttavia, alcuni hacker sono riusciti a violare il sistema e a sottrarre immagini di estrema intimità. Il video ora circola rapidamente su WhatsApp, spesso accompagnato dalla dicitura “inoltrato molte volte”, un dettaglio apparentemente innocuo ma che ha importanti implicazioni legali.

Questa etichetta compare automaticamente quando un messaggio viene condiviso almeno cinque volte, e può rappresentare una prova tecnica per dimostrare la viralità del contenuto. Secondo la Corte di Cassazione, questo elemento può aggravare la posizione legale di chi contribuisce alla diffusione del materiale. Come in questo caso il video che ritrae Stefano De Martino e la fidanzata.

Chi inoltra quel video, anche senza averlo prodotto o hackerato, rischia grosso. Come stabilito dall’articolo 612-ter del Codice Penale – introdotto con il Codice Rosso nel 2019 – si parla di reati gravi con pene che vanno fino a sei anni di carcere e multe fino a 15.000 euro. Ma se la diffusione avviene tramite piattaforme digitali e con intenzione lesiva, le pene possono salire fino a nove anni.

In conclusione, chiunque riceva un contenuto del genere dovrebbe evitare di condividerlo ulteriormente. Non si tratta solo di un gesto immorale, ma di un reato punibile duramente dalla legge italiana.