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I misteri di Eurovision

Matteo Osso | 16 Maggio 2016

Justin Timberlake

Ecco uno dei grandi misteri televisivi: Eurovision. Il nome suggerisce che possa essere una competizione tra qualcosa che stia dentro […]

Ecco uno dei grandi misteri televisivi: Eurovision. Il nome suggerisce che possa essere una competizione tra qualcosa che stia dentro i confini dell’Europa, o per lo meno che sia coperto dall’emissione televisiva in “eurovisione”. Ma forse si tratta semplicemente di una caso di omonimia…
Fatto sta che, pur non sapendo bene dove andare a cercarla, nè precisamente quando andare a cercarla, in qualche modo sappiamo tutti che si tratta di una specie di Festival di Sanremo con concorrenti che vengono da diversi Paesi. Quali e perchè  sono domande avvinte come l’edera al tronco del mistero.
Quest’anno a rappresentare l’Italia ci è andata la promessa del canto italiano, Francesca Michielin, che con la sua “nessun grado di separazione” fin dall’ultimo Sanremo aveva fatto capire che c’era spazio per altri sul podio. Carina, orecchiabile, lei magicamente vestita da Mercoledì Addams, tutto funzionava, ma tutto era da rodare. E così fu: sedicesima. Niente podio, molto sostegno -sacrosanto- dai social che dalla Madre Patria seguivano l’evento.
Ma sono altre le vere notizie di questa competizione: la prima si riassume in una domanda che tutti si sono posti e alla quale nessuno ha trovato risposta: CHE CI FA L’AUSTRALIA ALL’EUROVISION?
Che a forza di far entrare in Europa la qualunue siamo arrivati fin là senza nemmeno accorgercene? Mistero. Sempre più fittamente fitto. Evidentemente una logica ci sarà, limitiamoci a definirla poco intuitiva.
Secondo punto di domanda: il voto. Il regolamento prevede che una commissione composta dai diversi Paesi esprima le proprie preferenze, con l’obbligo di non poter votare per il proprio Paese. Ma poi c’è il voto degli spettatori, non sottoposto ad obbligo alcuno, che puo’ mettere in discussione il voto della giuria, ma che dal punto di vista tecnico non ha rilevanza alcuna, per cui ci si trova ad avere un voto ufficiale e uno ufficioso che potrebbero non combaciare per nulla, trasformando una vittoria in una sconfitta e una sconfitta in una sonora imprecazione. Bello, no?
Ultimo scottante punto: la vittoria di quest’anno. Il primo posto (quello ufficiale) è andato all’Ucraina (singolare come partecipino le canzoni ma vincano i Paesi), con il brano 1944 cantato da Jamala. Il brano, per lo meno ufficialmente, sarebbe stato scritto dalla cantante traendo ispirazione dalla vicenda della di lei nonna, ed è dedicata alla deportazione dei Tartari di Crimea avvenuta sotto il potere di Stalin. Ma c’è chi ha voluto leggere in questo  testo un richiamo alla recentissima vicenda intercorsa tra Russia e Ucraina proprio a proposito della Crimea. E qui si sprecano pillole di buon gusto: alti funzionari da un lato che gridano al complotto politico rivendicando un voto popolare completamente diverso ( la Russia è arrivata terza dopo l’Australia) con battute al vetriolo di taglio squisitamente sarcastico, e dall’altro gongolamenti twittaroli che tingono il tutto con i colori squallidi della lite tra vicini di casa.
Roba che il prossimo anno o vince il Lichtenstein o si innesca la guerra nucleare.
Insomma, chi pensava di potersi godere un’infinita esibizione di cantanti per lo più sconosciuti provenienti dai quattro angoli del Continente ne è uscito con le ossa (e non solo quelle) rotte.
E noi che eravamo rimasti alla vittoria di Gigliola Cinquetti con “non ho l’età”…..
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