Lettera aperta a Michelle Hunziker: Non avere più paura

Roberto Alessi | 9 Novembre 2017

Michelle Hunziker, meriti il nostro grazie, grazie come persone, come mariti, come mogli, genitori, amici. Con un libro hai riaperto […]

Michelle Hunziker, meriti il nostro grazie, grazie come persone, come mariti, come mogli, genitori, amici. Con un libro hai riaperto le tue ferite per condividerle con noi e questo tuo libro, Una vita apparentemente perfetta
(Mondadori), andrebbe distribuito nelle scuole, per far capire di non essere schiavi delle proprie debolezze.
Nel libro scrivi di quella donna, la pranoterapeuta (che ho conosciuto e non mi sembrava così pericolosa, tantomeno
capo di una setta), che ti ha attirato a sé facendoti credere che ti avrebbe fortificato, purificato e ti ha portato a
girare le spalle a chi ti amava veramente.
Come tuo marito Eros Ramazzotti: mi ricordo ancora i racconti delle sue lacrime, sdraiato sulla moquette di casa, quando tu, forte nel tuo “credo”, uscisti di casa scavalcandolo. Girasti le spalle anche a tua mamma Ineke, che per te e tuo fratello lasciò la Svizzera per andare avanti, e per i quattro anni pratica pranoterapia in altri termini.
“Quelli della setta”, come li chiami tu, non volevano che tu la vedessi. Lo stesso valeva per il tuo agente (che ora ti protegge dal cielo) Franchino Tuzio, che aveva nel suo ufficio proprio il fi glio di quella pranoterapeuta, anche se preferirei chiamarla in altro modo (ma non ho voglia di grane legali) per rispetto a chi pratica pranoterapia in altri termini.

La tua confessione è un atto di generosità verso chi potrebbe avere quelli che sono stati i tuoi problemi, un padre alcolizzato,un successo veloce che può far perdere l’equilibrio e un marito che forse in quel momento ha sopportato
per la tua serenità e che per troppa generosità ha perso sua moglie.
Ormai la pagina del destino è girata: hai un altro meraviglioso marito, altre due figlie, mi dicono che forse diventi
nonna, lo spero (la nonna più bella del mondo), e proprio ora che potresti regalarti il diritto dell’oblio, torni
sull’argomento. Grazie per averlo fatto.
Nel libro ometti il vero nome della pranoterapeuta, che ti ha tenuta “prigioniera”: spero che sia una scelta dettata
dal bisogno di evitarti ogni grana legale e non dalla paura. Paura, sì quella può rimanere.
A Roma, la scorsa settimana hai presentato un corto, un film breve con Alessio Boni e Ambra Angiolini (fantastici
tutti e due) con l’avvocato Giulia Bongiorno (donna tanto dura quando positiva). Leggo: «È arrivata alla
Festa del cinema di Roma anche La Fondazione Doppia Difesa, di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker, impegnata
contro la violenza sulle donne che hanno presentato come evento speciale il cortometraggio ispirato
alla loro campagna Aspettando si rischia la vita, Uccisa in attesa di giudizio, diretto da Andrea Costantini». Tu
e la Bongiorno pretendete una sorta di Codice rosso (uguale a quello usato per i casi urgenti al Pronto Soccorso)
per le donne che rischiano la vita minacciate da uomini cattivi dentro. Novella 2000 e io siamo con voi. Grazie
anche per questo. Tuo, Roberto