Non ha ancora l’età per guidare o per votare (almeno in Italia), porta il nome di una gomma da masticare e il cognome più famoso dell’emisfero boreale.
Vive tra lussi e sollazzi, frequenta lo star system fin da quando era nella culla, solca i red carpet con la stessa scioltezza con cui noi gente normale facciamo la coda al bar per il caffè in piedi e naturalmente si fidanza e sfidanza con attrici-modelle statunitensi (job title ormai ufficiale) con un ritmo di intermittenza che le luci di natale “ciaone” proprio.
Ecco, non pago di aver vissuto nei suoi perfetti diciassette anni più vite di quante la famosa bidella di Gemona del Friuli possa nemmeno sperare di vivere prima di raggiungere l’età pensionabile, ora ha deciso di proiettare una sinistra e crescente ombra sui celebratissimi talenti dei celeberrimi genitori.
Brooklyn Beckham è un artista, fa il fotografo e sta per presentare il suo primo libro di fotografie, dal titolo “What I See” (quello che vedo). Si notino le lettere maiuscole all’inizio di ogni parola, che anche la grafica non è mica figlia di NN.
“Offre ai suoi follower uno scorcio di mondo attraverso i suoi occhi”, dichiara la casa editrice che a maggio 2017 darà al pubblico la gioia di poter sfogliare l’opera: 300 immagini scattate dal ragazzo, oltre che alcuni scatti in cui lui è protagonista. Prefazione e testi saranno anch’essi a cura dell’autore.
Ora, premesso che siamo felicissimi che l’incontenibile talento abbia baciato ancora una volta la bisognosa famiglia Beckham, anticipate tutte le felicitazioni per l’imminente inevitabile travolgente successo, tralasciando l’ormai nebuloso ricordo dei miei diciassette anni in cui l’impegno più gravoso era capire se diventare campione gigamondiale di Atari o vivere nascosto in una cantina vista mare, la domanda che al mondo intero urge in petto è: QUESTO RAGAZZO A SCUOLA NON CI VA?
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