Dai treni agli aerei passando per il trasporto pubblico locale, ecco come si fermerà l’Italia all’inizio del 2026 tra proteste e disagi

L’inizio del nuovo anno si preannuncia particolarmente complicato per milioni di pendolari italiani a causa di una fitta serie di scioperi programmati nel settore trasporti. Le festività natalizie volgono ormai al termine ma il clima sociale rimane incandescente con diverse sigle sindacali che hanno già confermato numerose giornate di mobilitazione nazionale. Il mese di gennaio si aprirà con una sequenza di braccia incrociate che colpiranno in modo sistematico il trasporto ferroviario, quello aereo e i collegamenti urbani. Queste agitazioni nascono da una profonda insoddisfazione legata ai rinnovi contrattuali e alle condizioni di sicurezza che i lavoratori denunciano ormai da diversi mesi senza sosta. I viaggiatori dovranno quindi armarsi di molta pazienza poiché le prime criticità si manifesteranno già subito dopo l’Epifania interessando inizialmente le realtà locali del centro-sud.

Scioperi a raffica

La giornata dell’8 gennaio segnerà il primo vero banco di prova per la mobilità urbana con stop significativi che coinvolgeranno le città di Napoli e Pescara. In particolare il personale di Eav in Campania incrocerà le braccia per l’intera giornata mentre in Abruzzo la società Tua subirà ritardi per quattro ore. La tensione salirà ulteriormente venerdì 9 gennaio quando la protesta si sposterà prepotentemente nel settore del volo coinvolgendo piloti e assistenti di diverse compagnie aeree low cost. EasyJet e Vueling prevedono cancellazioni massicce su tutta la rete nazionale mentre il personale di terra degli aeroporti di Linate e Malpensa osserverà ventiquattro ore di sciopero. Questa mobilitazione nel comparto aereo metterà a rischio migliaia di passeggeri che rientrano dalle ferie invernali creando probabilmente lunghe code e numerosi disagi negli scali principali.

Il settore ferroviario non resterà a guardare e presenterà il proprio conto già lunedì 12 gennaio con una protesta massiccia che paralizzerà i collegamenti della regione Lombardia. Il personale di Trenord ha infatti proclamato 23 ore di astensione dal lavoro creando seri problemi a migliaia di lavoratori che ogni giorno raggiungono il capoluogo milanese. Anche la rete nazionale dei trasporti merci subirà rallentamenti significativi a metà mese a causa di uno stop programmato dai lavoratori di Captrain e Dinazzano Po. Le grandi città vedranno poi un altro momento di crisi il 15 gennaio quando l’azienda milanese Atm spegnerà i motori di metropolitane e autobus per l’intera giornata. Questa data rappresenta uno dei punti più critici del calendario poiché lo sciopero di Milano trascinerà con sé pesanti ripercussioni sul traffico dell’intera area metropolitana.

Scarse risorse e turni di lavoro considerati ormai insostenibili

Le motivazioni che spingono i sindacati a questa ondata di proteste risiedono in un retroscena fatto di scarse risorse e turni di lavoro considerati ormai insostenibili. I rappresentanti dei lavoratori denunciano spesso la mancanza di un confronto reale con le istituzioni e chiedono investimenti concreti per garantire la sicurezza sui posti di lavoro. Anche la Sicilia e il Molise vivranno giornate di paralisi intorno al 16 gennaio con le società locali di autolinee che chiedono salari più adeguati all’inflazione. Il calendario culminerà con una grande mobilitazione nazionale prevista per il venti gennaio che dovrebbe unire diverse categorie del trasporto pubblico locale in un unico coro. Questo “gennaio caldo” si chiuderà infine con disagi localizzati a Bologna per il personale Rfi e a Verona per i controllori di volo dell’Enav.

Dario Lessa